Intelligenza finanziaria: cavalcare l’aumento dei tassi USA e trasformarlo in un’opportunità per guadagnare

Ecco, ci siamo! Domani è il grande giorno! Domani è il giorno del possibile rialzo dei tassi americani da parte della FED. Quali sono le opportunità che possiamo cogliere a seconda delle decisioni che la FED prenderà? Intanto, con perfetto tempismo, si susseguono le dichiarazioni fatte dai giornalisti e dagli esperti d’ogni sorta. La cosa poco sensazionale è che ci sono ipotesi di tutti i tipi: tutto ed il contrario di tutto…

A proposito, lo sai qual è la forma d’investimento più praticata? Il sistema più usato per la scelta del titolo giusto da comprare? L’informazione privilegiata per eccellenza? la dritta”! Chi non ha mai ricevuto una dritta? Il fascino della “dritta” supera qualsiasi analisi e le notizie sono piene di “dritte”. Del resto il loro scopo è vendere.

Per evitare, dunque, di “dar dritte”, ma per scoprire come potremmo utilizzare le dichiarazione che domani la Signora Yellen ci comunicherà, ho deciso di analizzare le conseguenze di un ipotetico rialzo dei tassi e immaginare come impatterebbe sui mercati. Partiamo da una certezza: dalla decisione di domani dipenderanno gli equilibri dell’economia americana e anche di quella globale.

Un rialzo dei tassi faciliterebbe un ulteriore recupero del Dollaro nei confronti delle altre valute, in particolare in Europa e in Giappone, dove si sta cercando di diminuire il valore della moneta. Quindi, da un lato, questi paesi stanno svalutando il proprio denaro (e abbassando i tassi d’interesse), dall’altro il Dollaro incrementerebbe la sua forza. Questo duplice processo potrebbe, quindi, dare un ulteriore impulso (a favore del Dollaro) all’allargamento dei valori delle diverse valute.

La rivalutazione del Dollaro potrebbe certamente pesare anche sull’economia cinese, che già da qualche tempo mostra segni d’affanno. Un ulteriore indebolimento della sua economia potrebbe ancor più pesantemente ripercuotersi sulle già forti difficoltà dei mercati emergenti (che se la passano male anche per il crollo dei prezzi delle materie prime e del petrolio). Nondimeno, le materie prime sono quotate in Dollari e poiché un aumento dei tassi rafforzerebbe il Dollaro, questo potrebbe dare un’ulteriore spallata alla domanda globale, già debole, di materie prime. A farne le spese sarebbe il già “martoriato” petrolio che rischierebbe, in questo caso, di scendere al di sotto di quota 30$, complice l’aumento della produzione da parte dell’Opec in aggiunta alla rivalutazione del dollaro.

Per contro, la perdita di valore dell’Euro nei confronti del Dollaro potrebbe originare una nuova risalita delle borse europee, inducendo gli investitori internazionali ad incrementare l’interesse per il “vecchio continente”. Inoltre le aziende esportatrici potrebbero incrementare ulteriormente i loro scambi per l’effetto congiunto della svalutazione operata dal “buon” Draghi e l’aumento del valore del Dollaro.

In sintesi, come potremmo “approfittare” di quest’analisi? Prima di tutto non investendo alla cieca sulle borse americane nel breve/medio periodo, per l’elevata probabilità che si muovano al ribasso se i tassi d’interesse venissero mossi al rialzo con intensità. Secondo, osservando con attenzione le borse europee che, al contrario, potrebbero beneficiare della situazione; ma, attenzione: come insegniamo durante il corso [workshop_what what=”488″ color=”navy”], prossima edizione [workshop_when what=”488″ color=”black”], prima di tutto dovremo ricercare dei trend consolidati e, alla presenza di precisi segnali, entrare a mercato. Terzo, a maggior ragione, focalizzando l’attenzione su quelle aziende europee esportatrici, soprattutto quelle che esportano verso gli Stati Uniti, e che potrebbero beneficiare più di ogni altro del migliorato rapporto di cambio. Quarto, potremmo osservare qualche ETF “short”, cioè etf che investono nella direzione contraria al mercato di riferimento e che replicano l’economia cinese o di qualche “ex emergente”, al fine di trovare delle interessanti opportunità di profitto in mercati che vadano giù per qualche tempo. Infine potremmo continuare a osservare il petrolio. Quest’ultimo potrebbe continuare a scendere ancora, ma prima o poi (litigi con la Russia a parte) dovrà riprendere quota e quindi presentare delle opportunità d’investimento di lungo periodo veramente eccezionali. In un lasso di tempo adeguato potrebbe regalarci il raddoppio del capitale investito su quel settore (65-75$ al barile sono il suo valore strutturale).

L’unico dubbio che mi resta è che l’innalzamento dei tassi USA possa rappresentare un paradosso: da un lato significa dichiarare che, finalmente, l’economia americana è definitivamente uscita dalla crisi finanziaria originata 7 anni fa e dall’altro, c’è il pericolo che questa manovra possa ritorcersi contro la stessa economia americana diminuendone una competitività appena riconquistata. Questo paradosso è sicuramente ben noto alla FED. E quindi?

Quindi potremmo assistere ad un aumento blando dei tassi. In questo modo i mercati sarebbero “contenti”, la FED non “perderebbe la faccia” e l’economia americana vivrebbe uno “scampato pericolo”.

Ma questa sarebbe una soluzione tutta “italiana”…magari qualcosa glielo abbiamo insegnato.

Massimo De Gregorio

1 commento

  1. Antonio Dalla

    8 anni fa  

    Articolo molto interessante, tanti gli spunti di riflessione.


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