The Big Magic: un’esistenza amplificata dalla curiosità

Big-MagicPerché spiegare la magia?

Semplice, per riconoscerla e imparare a coltivarla.

Big Magic, bestseller di Elisabeth Gilbert già fortunata autrice di “Mangia, prega, ama” tradotto in un film con protagonista Julia Roberts, parla di questo: della Grande Magia.

Sai tutti quei momenti in cui ti accorgi di essere al posto giusto nel momento giusto, quando sei talmente libero di poter esprimere quello che senti nel profondo da non accorgerti del tempo che passa? O ancora, quegli attimi perfetti in cui senti un brivido lungo la spina dorsale e ti attraversa un’idea, un’ispirazione talmente bella da correre a scriverla per non volerla perdere?

Attimi di pura meraviglia che fatichi a spiegare a parole.

C’è chi crede in questa Big Magic e chi no. Preferisco pensare che ci sia chi è più o meno attento a percepirla.

Quello che trovi in questo libro non è un dibattito tra chi crede e chi no.

La Gilbert dà per scontato che la Grande Magia sia un fatto inconfutabile e che sia il fondamento di una vita creativa e di conseguenza felice.

Riesce a spiegare con una consistenza inaspettata, almeno per me, l’intuito del “sento che questo è buono per me”. Percezioni estranee alla logica.

Big Magic è un intenso e appassionato invito a riconoscere, coltivare e prendersi cura della nostra creatività.

Cos’è la creatività?

Forse starai pensando: “queste cose non fanno per me perché io non sono per niente creativo”.

La Gilbert sostiene che in tutti noi esista un tesoro di creatività di cui troppo spesso non ci rendiamo nemmeno conto, presi come siamo dagli impegni e dalle piccole e grandi incombenze quotidiane.

Indipendentemente da quale lavoro facciamo, la creatività è qualcosa che arde in ognuno di noi, una fiamma propria degli esseri umani dalla notte dei tempi.

Può essere il bisogno di scrivere, quello di praticare uno sport, la voglia di dipingere o il piacere di cantare, cucinare, fotografare, studiare ecc.

La magia che provi facendo queste attività rende la vita AMPLIFICATA, infinitamente più divertente e ricca.

Non si traduce in essere artisti o nel vivere delle proprie passioni, come si usa dire in questo periodo. Anzi!

L’invito dell’autrice è quello di coltivare questa creatività senza farne dipendere la nostra autosufficienza.

Sarebbe una responsabilità, un peso troppo grande, che finirebbe per schiacciare la libera espressione.

Per evitare di cadere in questa trappola, l’autrice racconta di quando promise a se stessa che sarebbe stata una scrittrice.

Promise alla sua voglia di scrivere che lei, Elisabeth, l’avrebbe “mantenuta” che si sarebbe presa cura del suo sostentamento economico con altri lavori.

Non pretendeva nulla dalla sua scrittura, né successo, né denaro.

Non voleva soffocare la creatività con ansie per un risultato di cui non era certa.

Semplicemente sentiva il bisogno di scrivere e lo faceva, coltivando le idee che le arrivavano con la pura gioia di farlo. Facile, leggera.

Come crescono le idee?

“Le idee some come entità mistiche che fluttuano e vagano nell’aria in cerca di qualcuno che le possa sviluppare”.

Sembra assurdo e incredibile ma secondo la Gilbert le idee vivono di vita propria. Vogliono solo avere un padre o una madre che le accolga e le sviluppi per farle crescere e diventare reali.

Perché questo accada ci vuole coraggio.

La paura ci blocca e porta solo noia e ripetitività nelle nostre vite, ma è un elemento imprescindibile che va accettato e gestito. 

Per riuscire a gestire le nostre paure, senza negarne l’esistenza, la Gilbert suggerisce poche semplici regole:

  • Non dare importanza all’opinione degli altri. Gli altri in realtà sono troppo occupati su loro stessi per curarsi di ciò che facciamo noi.
  • Non essere perfezionisti. La necessità che tutto sia perfetto paralizza. Fare, sperimentare, sbagliare, aggiustare il tiro e riprovare ci aiuta invece a ottenere vistosi e veloci miglioramenti.
  • Considerare la creatività come un’attività parallela a quello che ci permette di pagare le bollette.
  • Coltivare la creatività perché rende la vita interessante non perché si hanno fini di gloria, anche se siamo ben disposti ad accettare il successo.
  • Essere autentici, cioè non sforzarsi di essere originali, suoneremmo artefatti. Qualunque cosa facciamo, anche se è già stata fatta da altri, è originale se ci mettiamo la nostra creatività, la nostra esperienza di vita, e il nostro unico e inimitabile modo di essere.

Lasciare andare le paure, o quantomeno non ingigantirle, aiuta a far crescere le idee e rimuove tutti quei blocchi che spesso ci costruiamo da soli.

Per far sì invece che le idee arrivino non c’è nulla di meglio del praticare la curiosità.

La curiosità attira nuove idee

La curiosità è un’attitudine che è come una calamita per le nuove idee. Attrae a noi i messaggi che l’universo manda.

La curiosità va praticata ogni giorno nelle piccole cose perché ci riporta a quello stato di meraviglia che si ha da bambini davanti a continue scoperte.

Tutte le volte che segui, esplori o indaghi una tua curiosità si aprono mondi.

BIG MAGIC

I consigli di Elisabeth Gilbert in Big Magic sono semplici, da sorella maggiore. Gli esempi e i racconti appassionanti e divertenti.

Quella di Elisabeth Gilbert è una saggezza che non ha nulla di saccente, ma che nasce da chi ha sperimentato sulla propria pelle quello di cui parla: “niente è mai definitivo, non siate immobili. Qualsiasi movimento ha la meglio sull’inerzia. Abbiate fiducia, siate curiosi e sperimentate: l’ispirazione vi troverà!” 

E ha imparato a non prendersi troppo sul serio: “i risultati interessanti, in fondo, non sono che risultati orribili con il volume della tragedia regolato sullo zero.”

Prima di leggere Big Magic avevo la percezione che la curiosità che mi porto addosso avesse il potere di amplificare idee, incontri, occasioni, bellezza ed emozioni.

Ora, mentre sto concludendo i preparativi di un lungo viaggio solitario, mi chiedo solo se avrò abbastanza spazio e tempo per scrivere tutto.

Giorgia Ferrari

 

4 commenti

  1. Andrea G.

    5 anni fa  

    Ciao cara Gio! Chissà quanto sei cambiata alla fine del tuo lungo viaggio! Sono emozionato per te!!!
    Tempo fa mi hai anticipato che questo articolo mi sarebbe interessato…avevi pienamente ragione. Sono in una fase di ricerca interiore e, come lessi in un libro, bisogna cogliere i segnali che l’universo ci manda. Il prossimo libro sarà questo, ne ho bisogno!
    Grazie, un abbraccio e buona vita!


    • Giorgia Ferrari

      5 anni fa  

      Caro Andrea,
      grazie per l’affetto con cui mi hai seguita.
      Non credo di essere cambiata ma di certo mi sento “smarginata” nel senso più positivo del termine.
      Ti auguro che questo libro ti dia spunti di riflessione e che la vita ti consenta di farne esperienza.
      Un abbraccio,
      Gio


  2. Sara C.

    5 anni fa  

    Ciao Giorgia, grazie per la recensione di questo libro: mi hai invogliata a leggerlo. Nel 2010 vidi il film “Mangia, prega, ama” tratto dall’omonimo libro e fu un fulmine in un cielo che ‘sembrava’ sereno: la mia vita da quel momento non fu più la stessa.
    Non so cosa significhi per te sentirti ‘smarginata’, ma ti auguro di trarne tutto il meglio per la tua vita!


    • Giorgia Ferrari

      5 anni fa  

      Ciao Sara, che gentile che sei!
      Probabilmente quel film ti ha messo davanti agli occhi ciò che sentivi e poi tu hai fatto il resto della strada.
      Allo stesso modo la strada che ho percorso io mi ha mostrato quanti inutili margini, contorni, chiamiamoli limiti, credevo di avere. Tutte le esperienze un po’ estreme, durature ed emotivamente coinvolgenti, ti aprono la mente, la vista e il cuore a nuovi e più ampi orizzonti. Le paure si affievoliscono e quando smetti di ascoltarle succedono meraviglie.
      Ti auguro di trarre ispirazione dal libro e che il meglio arrivi!

      Gio


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