Consigli pratici per un colloquio di lavoro efficace!

Colloquio lavoroQuanti di noi si sono trovati a sostenere un colloquio di lavoro? Moltissimi. Diciamo tutti o quasi coloro che svolgono o hanno svolto un lavoro da dipendente o collaboratore.

Il colloquio di lavoro è quel processo di selezione mediante il quale una organizzazione ricerca personale idoneo a ricoprire un ruolo vacante o una nuova posizione. Tale processo conduce, o dovrebbe condurre, azienda e lavoratore a scegliersi reciprocamente, come in un sodalizio, ed iniziare quindi un percorso professionale insieme.

Se è vero che “il posto fisso”, come concetto, sta tramontando e sta sempre più divenendo desueto, è altrettanto vero che le aziende alla ricerca di collaboratori si pongono spesso l’obiettivo di selezionare e stabilizzare talenti. A nessuno interessa perdere tempo e denaro nella formazione di personale che poi se ne andrà.

Anche per questo motivo il colloquio di lavoro andrebbe sempre visto in ottica win-win. Entrambe le parti, azienda e candidato, dovrebbero porsi in modo trasparente ad esplorare le potenzialità e i rischi della nuova relazione professionale.

Inutile celare le reali intenzioni e aspettative magari per timore di perdere l’opportunità. Se non son rose… non fioriranno comunque. Inutile barare.

Per esempio, se per il candidato è un requisito importante poter lavorare in un ufficio molto bello e luminoso, mentre l’azienda può offrire soltanto loculi anni ’60 poco illuminati, la questione va messa sul tavolo, deve essere quindi reciprocamente nota e andare poi in ponderazione con tutti gli altri fattori in gioco.

Tacerla per paura di far brutta figura, da una parte o dell’altra, non eliminerà il problema. Anzi, esso si presenterà da gestire una volta firmato il contratto.

Ho sostenuto diversi colloqui di lavoro, in veste di candidato e ancora più spesso come selezionatore.

Vi racconterò alcune cose che ho imparato in questi 20 anni di colloqui, con l’obiettivo di poterti essere d’aiuto per la prossima occasione.

Se lavori come dipendente o collaboratore, ti capiterà!

Abbigliamento, look e cura della persona

La prima impressione conta! Eccome se conta. Dovete piacere, ma senza eccedere in vanità.

Se è vero che “il bello” non aumenta di per sé in maniera apprezzabile le chance di essere selezionati, è altrettanto vero che un aspetto ripugnante allontana gli interlocutori.

Vale per tutti, normalmente nella vendita, ma anche nelle selezioni, che sono anch’esse una forma di negoziazione.

Se non abbiamo la fortuna di essere provvisti di una naturale avvenenza, cerchiamo almeno di curare lo stile (e questo anche se siamo piacenti).

Quale look scegliere? Naturalmente dipende molto dalla posizione per la quale ci si candida.

Un finanziario normalmente avrà un dress code più formale rispetto, ad esempio, ad un “marketer”.

Ritengo sia bene calibrare anche rispetto al tipo di azienda che si incontra e alla location. Milano può permettere un abbigliamento molto formale ed elegante, che sarebbe invece quasi ridicolo nella fabbrica metalmeccanica di paese.

Benché ognuno di noi abbia il proprio stile, e a qualche selezionatore potrebbe piacere qualcosa di particolarmente ardito, in generale meglio non eccedere con le stravaganze. Insomma, meglio sobri che bizzarri.

  • Uomini: la barba a pezzi in stile Che Guevara non si può vedere! Barba si, solo se folta e curata. Pezzetti in qua e in la sono out! E fidatevi che il selezionatore ci fa caso. La cravatta deve avere un nodo ben fatto e possibilmente non deve infastidire l’interlocutore con colori o fantasie improponibili.
  • Donne: trucco sì, decisamente sì, senza eccedere però. Il profumo è ok ma, anche qui, con moderazione.

Per tutti: sarebbe meglio non puzzare.

Chi soffre di sudorazione facile è bene che si porti una camicia di riserva nella 24 ore e faccia tappa in bagno prima di entrare in colloquio. Deodorante naturalmente al seguito.

Comportamento e non verbale

Start! Stretta di mano, che tu sia uomo o donna, dai la mano con decisione e con un movimento (uno!) oscillante che enfatizza il gesto. Da evitare il più possibile l’effetto “mano morta”.

È vero, la tensione a volte non si controlla.

Durante una selezione può capitare di sudare, tossire, arrossire, tremare, barcollare e farfugliare.

Tranquilli, entro certi limiti, un selezionatore potrà tollerarlo.

L’emozione è anche indice di interesse e umanità; potrà essere accettata, a patto che non vi stiate candidando per un ruolo apicale o di forte contatto con il pubblico. In tal caso, sapere gestire gli stati diventa prerogativa essenziale per superare il colloquio.

Evitare gesticolazione troppo enfatizzata e movimenti del corpo pronunciati. State dritti, centrati, rilassati ma non stravaccati.

Sostenere un buon colloquio nei contenuti

Sembrerà strano, ma pochi candidati arrivano al colloquio preparati.

Studiate l’azienda per la quale vi state candidando. Acquisite informazioni, navigate sul sito. Assumete dati che potrete poi sciorinare (senza ostentare) e discutere con il vostro interlocutore il giorno del colloquio.

Mostratevi interessati e appassionati per il lavoro che svolgete.

Se possibile non dimostrate ansia di abbandonare l’attuale posto di lavoro. Se state bene dove lavorate è positivo. È un indice di equilibrio emozionale e di buona relazione con gli altri. Deve passare il messaggio che andrete a lavorare nel nuovo posto di lavoro perché è veramente figo, non perché state fuggendo da una situazione che non vi piace più (o non vi è mai piaciuta).

Fate domande, meglio se intelligenti ;-), ma non sommergete il selezionatore di parole. State attenti a gestire bene il ritmo della conversazione.

È probabile che vi venga chiesto “perché proprio tu?”, che sta a significare “cos’hai più degli altri per farti scegliere?”. 

Non so cosa voi possiate dare di speciale all’organizzazione per la quale vi candidate, ma cercate di prepararvi una risposta prima di arrivare al colloquio. Probabilmente è la più importante risposta da dare.

Ricordate sempre che tutte le persone pensano in primis al proprio tornaconto personale. Frasi, che a volte capita di sentire, quali “la prego, scelga me, ho bisogno di lavorare!” possono ingenerare compassione ma vi manderanno quasi certamente al tappeto. Le persone vogliono sentirsi dire cose che interessano loro, non si interessano dei problemi altrui.

Perciò ponete enfasi a cosa potete dare alla struttura che altri non potrebbero dare, o non saprebbero dare bene quanto voi.

Punti di forza e punti di debolezza

È frequente che il colloquio ad un certo punto possa vertere su un’auto analisi del candidato.

“Quali sono i suoi punti di forza? E quali i punti di debolezza?”.

Ora, sui punti di forza sorvolo, ma su quelli di debolezza occorre spendere due parole.

A nessuno piace parlare delle proprie aree di attenzione. Anche perché, diciamolo pure, la domanda suona anche come “quali sono i tuoi difetti?”. A quel punto ti dici “se rivelo un mio difetto allora non mi assumono…”.

Quasi sempre qui si finisce per compiere un errore grossolano, che è quello di citare difetti che però difetti non sono, o non lo sono propriamente. Per esempio: “ah guardi…il mio difetto è che dico sempre quello che penso!”, oppure “sono troppo altruista, mi fregano sempre”.

Se i punti di attenzione veri cozzano in maniera importante con il profilo ideale del candidato, allora forse è veramente meglio abbandonare. Non interessa nemmeno a te essere assunto in un posto di lavoro che ti renderà la vita impossibile.

Tutti hanno aree di miglioramento. Il mio suggerimento è quello di essere abbastanza sincero sul tema, magari smorzando l’intensità e la frequenza di queste zone d’ombra.

Qualche nota sul CV

Il CV, in particolare per posizioni di medio-alto livello, dovrebbe essere preceduto da una lettera di presentazione.

Relativamente al CV, evita di presentare scritti troppo lunghi e dettagliati. Se anche fosse vero tutto quello che c’è scritto, chi legge si domanderà “ma è tutto vero?” Ammesso sempre che arrivi alla fine della lettura.

Due o tre paginette basteranno.

Poni enfasi su quello che ritieni sia maggiormente utile per la posizione che stai cercando di acquisire. Anche per questo motivo, non dovresti avere un solo CV ma dovresti personalizzarlo a seconda dei casi.

Le esperienze professionali dovrebbero essere consequenziali. Evita per quanto possibile buchi temporali che poi vanno giustificati.

Naturalmente questo collage di spunti vari è soltanto parziale, ma spero posso tornarti utile una volta o l’altra nel futuro!

A presto

Massimiliano Trazzi

 

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