Meglio affidare il nostro risparmio al Diavolo o all’Acquasanta?

La dura scelta tra il Diavolo e l’Acquasanta è un vecchio classico valido in ogni categoria: amicizie, lavoro, amore, business e, ovviamente, denaro.

In ambito denaro e investimenti consegnare il proprio risparmio all’Acquasanta significa investirlo in asset e strategie improntate alla prudenza ossia alla minimizzazione di ogni possibile rischio di perdita anche se ciò significa quasi sempre rinunciare ad un ritorno interessante.

Ha senso farlo e, se si, con quanta percentuale del patrimonio a nostra disposizione? Annullare i rischi ovviamente è cosa interessante ma se non si recupera nemmeno il costo dell’inflazione (tradizionalmente stimato attorno ad una media del 3% annuo) consegnare i nostri soldi all’Acquasanta rischia di diventare un cattivo affare.

D’altra parte possiamo fare una scelta diversa e consegnarlo al Diavolo ossia impegnarlo con strumenti e metodologie che permettono di ottenere ritorni interessanti (sicuramente superiori al 10% annuo ma potenzialmente anche molto più alti).

Il problema qua è chiaramente dato dal rischio che occorre accollarsi che potrebbe far sì che, se le cose andassero per il verso sbagliato, l’auspicato profitto si potrebbe tramutare in un’indesiderata perdita che nessuno vorrebbe mettere in preventivo anche se, si sa, chi non risica non rosica.

E quindi, come ci comportiamo?

Affidiamo il il nostro risparmio al Diavolo o all’Acquasanta?

La scelta migliore tra questi due estremi, aldilà di una certa propensione caratteriale che ci potrebbe far pendere di più da una parte rispetto all’altra la ben conoscono i tanti allievi che in questi anni hanno partecipato al nostro corso INTELLIGENZA FINANZIARIA (attualmente in SUPER PROMOZIONE, prossima edizione a [workshop_where what=”490″ color=”black”] in data [workshop_when what=”490″ color=”black”], clicca qua per iscriverti), seminario in cui, tra i molti altri temi, spiego come la migliore forma di investimento sia un mix tra il miglior perseguimento dei propri obiettivi personali e una strategia di diversificazione che ci permetta di cogliere il meglio dei due mondi e di bilanciarli tra loro.

Il bilanciamento di cui parlo può venire effettuato in molti modi diversi e, detta in due parole, approcciato in maniera “volemose bene” oppure decisamente scientifica.

La maniera “volemose bene”, per quanto capisco tu faccia fatica a credermi su questo, è quella che ti viene applicata dai cosiddetti “esperti” nell’investimento del denaro altrui, banche e bancari in primis che si sciaccquano volentieri la bocca con concetti interessanti come quello della “diversificazione” ma che in realtà si limitano a farti comprare un pò di tutto con l’idea che, se qualcuno degli asset in cui stai investendo dovesse incontrare dei problemi subiresti sì un danno ma non l’estinzione di tutto il tuo capitale. Il concetto è corretto ma quello che di solito non ti dicono è che facendoti agire in questo modo si assicurano soprattutto una bella duplicazione di costi e commissioni a loro favore per non dire che non hanno in realtà una vera idea di quali asset potrebbero fornirti un rendimento interessante. Nel dubbio si punta quindi su un bel minestrone abbastanza casuale sotto l’egida di quella che Warren Buffet giustamente chiama “un’ammissione preventiva di ignoranza”.

La maniera “scientifica” ha invece un nome ben preciso e si chiama “portafoglio protetto” che altro non è se non una precisa composizione di portafoglio realizzabile in piena autonomia (e con costi e commissioni rasenti lo zero) tramite un’esatta combinazione di solide obbligazioni zero coupon e un’asset decisamente più volatile ma che dia chance di rendimento interessante come potrebbe essere quello fornito da un pacchetto azionario o, meglio ancora, da uno o più conti forex gestiti tramite gli expert advisor.

Queste due strategie sono insegnate rispettivamente durante il corso INVESTIRE IN OBBLIGAZIONI (prossima edizione a [workshop_where what=”492″ color=”black”] in data [workshop_when what=”492″ color=”black”]) il cui programma comprende anche la metodologia del “portafoglio protetto” e durante il corso ROBOT FOREX TRADING (prossima edizione a [workshop_where what=”489″ color=”black”] in data [workshop_when what=”489″ color=”black”]) nell’ambito del quale Massimo Golfarelli illustra come mettere in piedi un sistema di profitti automatizzato (reddito passivo quindi) tale da perseguire guadagni annui tipicamenti compresi tra il 50 e il 100%.

La combinazione tra forex e obbligazioni con la logica del “portafoglio protetto” è molto interessante perchè permette di definire a proprio piacimento il profilo di rischio complessivo che ci si desidera accollare partendo dal principio che i forex robot di tanto in tanto deragliano e causano delle perdite anche ingenti. Ebbene, anche ipotizzando una totale estinzione del segmento forex (evento non così probabile ma che può sempre succedere), la parte obbligazionaria del portafoglio opportunamente pesata e selezionata potrà garantire il recupero totale delle perdite e portare quindi il portafoglio a “rischio zero” o alla percentuale che si desidera stabilire (ad esempio potremmo voler accettare un rischio complessivo massimo del 5/10% del portafoglio così come invece volerci garantire almeno un 2-5% di profitto totale anche in caso le cose andassero nella peggiore delle ipotesi… bello no?)

Questo tipo di strategia è completamente ignorata dalla maggior parte delle persone ma non solo è facilmente apprendibile e applicabile ma può significare un vero e proprio cambio di rotta del proprio destino finanziario abbandonando il concetto del “lancio di moneta” tra il rendimento del Diavolo e la sicurezza dell’Acquasanta.

A disposizione come sempre per domande e chiarimenti nello spazio dei commenti in calce all’articolo, spero di vederti presto in prima fila tra i nostri allievi per poter crescere e guadagnare assieme a noi!

A presto e … buoni investimenti!

Roberto Pesce

 

4 commenti

  1. Alessandro

    9 anni fa  

    Caro Roberto, condivido quasi sempre il contenuto dei tuoi articoli e apprezzo il tuo lavoro finalizzato anche al miglioramento della cultura finanziaria. In questo caso, tuttavia, credo che un’eccessiva semplificazione possa portare ad una visione distorta della realtà. Siamo sicuri che la parte obbligazionaria del portafoglio “garantisca” il rischio zero? I titoli di Stato italiani rappresentano davvero un investimento privo di rischio? Agli attuali livelli dei tassi, inoltre, non rimarrebbe molto spazio per la parte “rischiosa” del portafoglio. Che ne pensi?


  2. Roberto Pesce

    9 anni fa  

    Ciao Alessandro, se intendi in senso assoluto sono d’accordo con te, esiste sempre un rischio potenziale in qualsiasi forma di investimento. Tuttavia o partiamo dall’assunto che il rischio default per certi titoli è virtualmente impossibile da qui a pochi anni oppure relativizziamo tutto e allora non c’è soluzione a niente. Invece vero che con i tassi attuali la parte “sicura” costringerebbe la parte “redditizia” a limitarsi ad una porzione limitata del portafoglio però in un articolo non si può spiegare tutto visto lo spazio a disposizione e serve semplificare i ragionamenti. Va però poi detto che arrivare alla “polverizzazione” del comparto rischioso è assolutamente evitabile se non si spinge come dei forsennati per cui ci si può bilanciare su un equilibrio sicurezza/rendimento che sia un pò più favorevole pur rimanendo nel virtuale “rischio zero”. Bello approfondire le questioni ed i ragionamenti, no? Un saluto


  3. Alessandro

    9 anni fa  

    Grazie per la risposta! A risentirci


  4. Alessandro Rizzati

    9 anni fa  

    Mi piace (e come no potrebbe), ne approfitto per augurare a te e tutto lo staff BUONE FESTE e un FELICE 2015


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