Investire in oro come “bene rifugio” dalla perdita di valore del denaro

Da tempo ormai anche i mass media parlano del prezzo in costante crescita dell’oro giustificandolo attraverso la definizione di “bene rifugio“.

Sono sicuro che tutto questo ti è abbastanza noto ma due domande mi vengono spesso poste quando parlo di questi argomenti con allievi, clienti e amici.

La prima domanda è: “Rifugio da cosa?”

La seconda: “Perchè l’oro dovrebbe essere un bene rifugio? Cosa ha di particolare che lo rende così prezioso e solido?”

La risposta ad entrambe le domande per il risparmiatore tipo che non ha cultura finanziaria, non ha mai investito sulla propria formazione in tal senso e si affida all’istinto, ai consigli di terzi e alla tradizione è in effetti difficilmente definibile.

Il risparmiatore appartenente a questa categoria è genericamente spaventato, sente che il mondo attorno a sè sta cambiando, perde ogni giorno molte delle vecchie certezze senza trovarne di nuove, sente parlare di “crisi globale“, di “recessione“, sa che il mondo arabo è in subbuglio, che anche da noi girano pochi soldi e che la disoccupazione (soprattutto quella giovanile) è rilevante, un giorno si e uno no gli dicono che la Grecia sta per o potrebbe fallire e che altri Stati tra cui l’Italia potrebbero seguirla a ruota, in assoluto si rende conto che da un tot di tempo a questa parte i suoi risparmi non gli rendono più niente se non sono addirittura in perdita …  insomma non sa cosa fare e si ritrova ad acquistare oro, argento e altri metalli preziosi soprattutto per una sorta di antico retaggio culturale ma anche perchè i media continuano a riferirgli che il loro prezzo continua a salire.

In sostanza, come tristemente spesso gli capita quando si tratta di temi finanziari, l’uomo della strada non sa esattamente cosa sta facendo e agisce in tal modo seguendo il branco o la tradizione. In effetti, a quale prezzo e in che “formato stia comprando oro e metalli preziosi non sono variabili che lui tenga granchè in considerazione.

Grafico dell’oro con rapporto dollaro/oncia dal 2001 al 2011

Il prezzo dell’oro tuttavia non è in impennata da 10 anni a questa parte (guarda il grafico qui sopra con il prezzo dell’oro che è cresciuto dai 272 dollari/oncia del 2001 fino al massimo recente 2011 di 1.895 dollari/oncia per un rendimento medio annuo di oltre il 21% !!!) perchè il sig. Rossi ha accumulato cassette di lingotti sotto il letto quanto piuttosto per gli acquisti sempre più ingenti operati da singoli grandi investitori, banche e società di investimento e, soprattutto, governi e nazioni che stanno cercando di crearsi o ri-crearsi riserve in metallo prezioso come scialuppa di emergenza da un possibile (i più pessimisti dicono probabile) tsunami valutario.

Nell’invitarti ad acquistare e leggere con attenzione il prezioso “Guida per Investire nell’Oro e nell’Argento” di Michael Maloney (CLICCA QUA per leggere la mia recensione del libro) per approfondire questo articolo, il vero motivo per cui l’oro continua ad aumentare è dato essenzialmente dalla rischiosa politica valutaria degli Stati Uniti d’America che, da quando hanno abbandonato la cosiddetta “parità aurea” nel 1971 sotto la presidenza Nixon, di fatto continuano ad emettere sul mercato dollari a fronte di niente se non la fiducia che il mondo intero ha o dovrebbe avere sulla solidità degli stessi USA.

Essendo quindi il dollaro una valuta teoricamente stampabile all’infinito a fronte di niente di tangibile (e in questi ultimi anni tra la crisi 2008, le guerre in Afghanistan e Iraq e il conseguente vertiginoso aumento del deficit la Banca Centrale USA ne ha messi in giro davvero una marea!) mentre l’oro non lo si può stampare e le stesse estrazioni minerarie sono limitate ancorchè costose da effettuarsi, ecco che di conseguenza il rapporto tra dollaro e oro non può che andare a vantaggio di quest’ultimo e, a ragion di logica, dovrebbe continuare a farlo anche nei prossimi anni, secondo molti fino e oltre i 3.000 dollari l’oncia anche senza che si manifestino i temutissimi effetti iperinflattivi.

In ultima sintesi, il “rifugio” che i grandissimi investitori (nazioni in primis) e tutti quelli piccoli ma accorti e preparati stanno cercando è essenzialmente una protezione dai catastrofici effetti inflattividelle politiche monetarie attuali e una salvaguardia del proprio potere d’acquisto contro la perdita di valore del denaro.

In tutto questo, il “timing” dei momenti di acquisto e il “formato” dell’oro da acquistare e detenere rivestono comunque un proprio ruolo di una certa importanza di cui parlerò nei prossimi articoli.

Mi rendo conto che sintetizzare un argomento così complesso in un articolo di blog non lo renda semplicissimo da comprendere ma credo comunque di essere riuscito a comunicare in maniera sintetica il concetto centrale attorno a cui regge il tutto.

Segui con attenzione il blog nei prossimi giorni perchè continuerò il discorso raccontandoti innanzi tutto cosa ci insegna il passato per terminare con le varie possibilità e alternative che il mercato odierno offre a chi abbia piacere e desiderio di investire parte del proprio risparmio sul metallo prezioso.

Come sempre, puoi lasciare un COMMENTO in calce all’articolo esprimendo la tua opinione in merito o ponendo le tue domande. Vista l’importanza dell’argomento in questione ti invito anche a darmi una mano nel diffonderlo su Facebook, Twitter o tramite altri media.

Attenzione infine perchè, se hai un minimo di occhio per i grafici, proprio in questi giorni l’oro ci sta dando una nuova opportunità di entrata ad un prezzo interessante … ma di questo ti parlerò nelle prossime puntate.

A presto e … sogni d’oro!

Roberto Pesce

libro

1 commento

  1. Loris

    12 anni fa  

    Aggiungo che dipende dai singoli casi naturalmente, comprare oggi potrebbe essere un buon affare per chi ha liquidità.

    Allo stesso tempo per chi ha detenuto oro per 5 o più anni, vendere oggi rappresenta un profitto non indifferente. Tanto più se a corto di liquidità, questa operazione gli eviterebbe di creare debito cattivo, ad esempio come il credito al consumo.


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