Investire in azioni e i dividendi

Seconda parte della nostra chiacchierata su UTILI e DIVIDENDI.

Nella prima parte abbiamo capito come il DIVIDENDO sia quella parte dell’utile consolidato dall’azienda che viene distribuito ai soci azionisti sulla base di quanto deliberato dal CDA.  Abbiamo anche visto come il DIVIDENDO venga distribuito a chi possiede le azioni nel giorno di stacco del dividendo, indipendentemente dalla durata del possesso precedente.

Può essere quindi una buona idea acquistare le azioni esattamente il giorno prima dello stacco del dividendo per poter beneficiare di una sorta di “extra guadagno” inatteso?

Non esattamente, poiché se è vero che il neo azionista riceve immediatamente un bel bonifico sul conto, occorre anche considerare che si ritrova poi in portafoglio le azioni automaticamente deprezzate dello stesso valore del dividendo ricevuto poiché, a tutti gli effetti, l’azienda è stata “svuotata” di una parte dei propri asset e, conseguentemente, del  proprio valore.

Ai fini pratici, in sostanza, il dividendo è un fattore ad impatto nullo sul rapporto guadagno/perdite dell’azionista ma di cui occorre tener conto quando si vuol calcolare la resa netta del proprio investimento in azioni, soprattutto se si sono detenuti i titoli per alcuni mesi o anni come può avvenire utilizzando una strategia  di “position trading” come quella che vedremo nel corso [workshop_what what=”488″ color=”navy”] che si terrà il [workshop_when what=”488″ color=”black”] a [workshop_where what=”488″ color=”black”].

Immaginando infatti di aver investito in azioni nel 2006 acquistando il titolo XYZ a 20 € per azione e di averlo venduto 3 anni dopo nel 2009 a 32 €, apparentemente ci sembrerebbe di aver conseguito un utile di 12 € per azione, ossia un +60% complessivo al lordo di imposta. Se però avessimo anche ricevuto negli anni 2006, 2007, 2008 e 2009 dividendi rispettivamente per 0,5 € + 0,7 € + 0,8€ + 0,4 € (ossia 2,4 € complessivi), la nostra resa reale ammonterebbe a 14,4 € per azione, per un più che dignitoso guadagno del +72% su base triennale, sempre al lordo di imposta naturalmente. E prima che tu te lo chieda mentalmente ti anticipo dicendoti che l’esempio è assolutamente verosimile nel suo ammontare. Guadagnare un 20/25% annuo su un singolo titolo azionario che continua ad avere un trend rialzista per alcuni anni non è scontato ma non è assolutamente niente di incredibile, soprattutto se decidi di investire sul mercato americano piuttosto che su quello italiano come suggerisco ad ogni corso e come ormai fanno in moltissimi senza nessuna difficoltà.

Fino ad una ventina di anni fa, esistevano strategie specifiche di investimento in azioni basate sulla selezione di portafogli di titoli particolarmente generosi nella distribuzione dei dividendi. Una tra le strategie più popolari basata su questo principio era quella chiamata “The Dogs of the Dow“. Oggi come oggi questo tipo di strategia ha invece perso molto del suo appeal essendosi diffuse molte azioni (soprattutto tra quelle quotate al Nasdaq) che per anni non hanno distribuito dividendi agli azionisti preferendo continuare ad investire nella crescita dell’azienda e a privilegiarne l’aumento della quotazione borsistica. Tra i titoli più famosi tra quelli che per anni non hanno distribuito dividendi (ma che soprattutto negli anni ’90 vedevano più che raddoppiare il proprio valore ogni anno!) ricordiamo quelli del boom tecnologico come Microsoft, Dell, Intel etc.

Investendo in ETF, invece, possiamo avere sia ETF che distribuiscono i dividendi ottenuti dalle singole azioni a scadenze regolari, così come altri che invece li re-investono sistematicamente aumentando così di fatto il capitale e il valore del fondo.

Al prossimo post per affrontare l’impatto degli UTILI sul valore delle quotazioni.

Roberto Pesce

7 commenti

  1. giorgio

    15 anni fa  

    Sig. Pesce complimenti ,

    e’ sempre bello leggere il Suo blog !! Perche’ ???

    Semplice anche qui e’ riuscito a spiegare in modo semplice e con poche parole cose che normalmente gli “esperti” impiegano giorni e alla fine non ci si capisce niente .

    Grazie per questo lavoro incessante per rendere questa materia , normalmente ostica , una cosa bella e piacevole !!!!

    Saluti
    GA


  2. Investire in borsa: l'importanza degli earnings (EPS) |

    15 anni fa  

    […] ultimi due post abbiamo visto la differenza tra utili (earnings o EPS) e dividendi e come questi ultimi possano impattare sul nostro investimento in azioni. Oggi concludiamo questa nostra trattazione facendo un paio di […]


  3. save

    14 anni fa  

    bé ma quindi lei cosa consiglia di acquistare azioni di aziende che nn distribuiscono dividendi ma aumentano il loro valore a vista d’occhio oppure di optare per azioni di aziende che distribuiscono dividendi?? c’è anche da considerare che aziende come microsoft, dell e intell non nascono tutti i giorni quindi una volta vendute le azioni con un guadagno del 72% non si ha più in mano nulla, non è speculazione? O.o

    p.s.
    non ho capito la questione della riscossione dei dividendo da parte del neo azionista e della ripercussione che ha sul valore dell’azienda. Se l’azionista riscuote i dividendo solo per un 10% di azioni non avranno poi un cosi gran svalutamento di quotazione in borsa oppure no?


  4. marco

    14 anni fa  

    Ciao Roberto, e complimenti per il blog,
    volevo chiedere, parlando di dividendi e di etf, che alcune volte nelle note informative dell’etf, parlano di dividendi annuali, semestrali e trimestrali, deduco che si tratti di “cedole a scadeza prefissata”. Quindi, se come spieghi tu i dividendi sono degli utili da parte delle aziende che vengoni distribuiti, in periodi di recessione, cosa accade? (amettendo che tutte le aziende che compongono l’etf siano in perdita) grazie in anticipo. marco


  5. RP

    14 anni fa  

    Due risposte veloci.

    – Per Save: scopo del blog non è quello di “consigliare strategie” in senso assoluto sia perchè non c’è lo spazio per approfondire il discorso sia perchè i ragionamenti andrebbero personalizzati sulle singole esigenze. Oggi come oggi però la politica del “cassettista” che si giovava della sistematica ricezione di ricchi dividendi è praticamente tramontata per tutta una serie di ragioni che fanno parte del mutamento dei mercati e delle politiche delle aziende quotate

    – Per Marco: ogni azienda è libera di decidere se pagare o meno i dividendi (ovviamente se ha utili da dividere ^_^) di conseguenza un ETF raduna a livello trimestrale o con altra scadenza tutti i dividendi pagati dalle aziende che lo compongono e lo paga a chi ne detiene le quote. Non si tratta di “cedole” ma solo di “scadenze di pagamento”. Ovviamente se nessuna azienda distribuisce dividendi l’ETF non paga niente ma se l’ETF è abbastanza diversificato si tratta di un evento abbastanza improbabile anche in periodo di crisi


    • marco

      13 anni fa  

      Ciao roberto ,e grazie ancora per tutti i blog che mandi.
      volevo chiedere, vista una recente esperienza , un etf che stacca una “cedola” e che poi risulti nel portafolio con un capitale inferiore (considerato anche il momento attuale molto volatile, soprattutto al ribasso), è o non è da considerarsi come fonte di campanello di allarme?
      visto che nei grafici , come ci insegni tu, questo può ad andare a toccare alcuni punti di resistenze che noi teniamo in considerazione per il posizionamento degli stop loss?

      grazie mille marco


  6. Roberto Pesce

    13 anni fa  

    Ciao Marco,

    alcuni ETF pagano i dividendi mentre altri li tengono e reinvestono gli stessi capitali, esattamente come succede per le azioni ed esattamente come per le azioni non è un gran problema anche in relazione agli stop loss.

    Ciao, Roberto


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