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Dal Blog di Roberto Pesce

Le 10 regole sul denaro

Che ho imparato da Roberto

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Dal Blog di Roberto Pesce –  educatore finanziario con oltre 15.000 studenti formati

Un viaggio personale e pratico tra 10 regole sul denaro imparate con Roberto Pesce. Dal risparmio all’indipendenza finanziaria, adatto sia a chi inizia sia a chi vuole fare un salto di qualità.

In tutti questi anni ho sentito Roberto Pesce parlare di soldi così tante volte che ormai mi sembra di sentirlo parlare anche quando apro l’home banking della banca.

Durante i corsi, i webinar, i pranzi di lavoro, mentre scrivo le mail, nelle call infinite su Zoom.
Lui, con quel modo tutto suo di dire le cose più complesse… che nessuno ti ha mai spiegato davvero così.

L’altro giorno, mentre sistemavo la scrivania, mi sono fermata a pensare:
«Ok, ma se dovessi scegliere le 10 cose sul denaro che più mi sono rimaste dentro, in tutto questo tempo… quali sarebbero?»

Ecco cosa ne è venuto fuori.

Non sono massime da incidere sul marmo, né pillole da guru, sono verità semplici di quelle che, quando le fai veramente tue, cambiano la traiettoria di una vita — non solo finanziaria.

Quelle che ti ritrovi a ripetere ai figli, o a chi incrocia il tuo cammino e ha l’incoscienza di chiederti: «Cosa fai, esattamente?»

Te le propongo così come vengono, in ordine sparso, non certo di importanza.
Magari un giorno ne faremo una versione stampabile da tenere nel portafoglio e rileggere la sera prima di andare a dormire.

  1. Il denaro è un mezzo, non il fine

Lo metto per prima perché, forse, è anche quella che si tende a dimenticare più facilmente.
Centrifugati dalla vita, ogni tanto ci si dimentica di chiedersi perché si fanno davvero  le cose.
Oltre all’ovvia necessità di provvedere ai bisogni di base nostri (e di eventuali figli).

Senza rifletterci troppo, siamo spinti a pensare che accumulare sia l’obiettivo.
Ma il denaro, per lo più, serve ad ampliare le possibilità di scelta della nostra vita, a respirare senza angoscia, a dormire meglio la notte. A dire “no” quando qualcosa non ti sta bene.

Non è un traguardo, è la leva: ognuno ha la propria.
È la risposta alla domanda “Perché sei qui?”, quando vedo per la prima volta le persone ai corsi.

Continuare a chiedermi quale fosse davvero il fine, in questi anni, mi ha aiutata a trovare la mia risposta più autentica.

Una risposta che oggi mi assomiglia, mi guida, e orienta le scelte che faccio.

  1. Se vivi in scarsità, non investi mai. E se non investi mai, resterai in scarsità.

 

Questa è una di quelle che ti lavora dentro nel tempo.

Perché la prima scusa che ci raccontiamo è che per risparmiare serve guadagnare di più. Ma tante volte arrivi a guadagnare di più e non cambia assolutamente nulla, se non che ti compri qualcosa in più.

Il secondo retropensiero paralizzante è… Investire sì certo, ma in che cosa?  
Perché non vuoi “rischiare”! Vuoi vedere tutto sul conto, toccare, controllare.

Invece si perdono anni restando fermi lì, un passo prima della svolta, che dietro la curva chissà cosa c’è…

Roberto lo dice spesso: la scarsità è uno stato mentale prima che economico.

Puoi avere anche 50.000 euro sul conto, ma se hai paura di perderli, sei già in povertà mentale perché non ti concedi nemmeno il dubbio di capire e magari sperimentare cose nuove.

Investire — tempo, denaro, energie — è un atto di fiducia soprattutto verso sé stessi e le proprie capacità.

Non significa buttarsi a occhi chiusi, ma fare spazio mentale all’abbondanza.

Finché vivi in modalità “sopravvivenza”, l’investimento ti sembrerà sempre un lusso. Ma al contrario: è l’unica via d’uscita.

  1. Prima paga te stesso

 

Lo so, detta così sembra una di quelle frasi da manuale di autoaiuto, ma è una delle regole più potenti e trasformative che ho imparato ascoltando Roberto.

Facciamo tutti sempre il contrario e io non ero da meno.
Arriva lo stipendio → paghi bollette, affitto, spesa, figli, imprevisti, un giro su Amazon… E a fine mese? Quel che resta — se resta — forse lo metto via.

(Ah sì… quando guadagnerò di più)

Il problema è tutto lì: se aspetti che “avanzi” qualcosa, non ce la fai.

Ma quando applichi davvero la regola e quando arriva un’entrata, la prima persona che paghi sei tu, cioè metti subito via una parte che si chiama “futuro, imprevisti, figlio, io” o qualunque altro nome tu voglia dargli, fai un gesto simbolico oltre che un atto concreto.
Dici a te stessa: “Io valgo. Il mio futuro conta. La mia libertà non è un extra, è una priorità.”

All’inizio è scomodo, ti sembra di togliere da cose “più importanti”.
Poi ti accorgi che non c’è niente di più importante del costruire la tua stabilità.

E funziona anche al contrario: quando non lo fai, dentro di te si rafforza l’idea che tu venga per ultima. Che i tuoi sogni siano meno urgenti delle bollette, che il tuo domani sia sempre rimandabile.

Ma ogni euro che metti da parte per te è un voto per la persona che stai diventando.

Guarda anche il video

  1. Semplice batte complesso. Sempre.

Non so tu, ma io ci sono cascata un sacco di volte. Quando lavoravo in banca, soprattutto.

Davanti a certe presentazioni piene di sigle, formule, tecnicismi e portafogli dai nomi tipo “Strategia Falco con booster d’accumulo ciclico”… mi scattava subito un «ohhh» quasi ammirato.
Alzavo il sopracciglio con l’aria di chi pensa: “Adesso mi ci butto dentro e capisco tutto”, e mi immergevo nel fascicolo come se dovessi decifrare i codici della NASA.

Dopo tre righe ero già persa, ma andavo avanti, convinta che “dev’essere una strategia fighissima”.
Peccato che, nella maggior parte dei casi, fosse solo… volutamente complicata.

Con Roberto, la strategia del semplice che batte il complesso è stato un vero salto di paradigma: piani chiari, replicabili, sostenibili nel tempo e spiegati con la stessa semplicità con cui li puoi applicare.
La semplicità crea fiducia, la fiducia crea costanza, la costanza crea risultati.

Non c’è bisogno di inseguire la moda del momento o l’investimento figo da raccontare agli amici.
Non deve essere sexy, deve solo funzionare.

Serve un piano semplice, che capisci e che puoi spiegare in due minuti a tua zia.
Questo principio l’ho applicato agli investimenti… ma ce l’ho sempre presente anche nella vita.

  1. Costruisci acquedotti, non portare secchi. Crea sistemi scalabili.


Anni fa, quando sentivo Roberto pronunciare questa frase — «Costruisci acquedotti, non portare secchi» — dentro di me pensavo:
«Verissimo, ma qualcuno che li porti, ‘sti secchi, ci vorrà pure, no?»

Un pensiero che — l’ho capito dopo — era una forma di autodifesa.
Perché io, quegli acquedotti, non mi sentivo affatto in grado di costruirli.
Troppo grande, troppo tecnico, troppo “da imprenditori veri”.
E così, ogni volta, con una punta di orgoglio, tornavo a prendere in mano il secchio e ricominciavo.

Poi ho scritto un libro, e senza neanche rendermene conto, è diventato un piccolo rivolo d’acqua.
E lì mi si è accesa una lampadina: forse non serve un’impresa ingegneristica per creare un sistema.

Da lì in avanti sono arrivati gli investimenti, una casetta affittata su Airbnb, una parte del lavoro delegata ad altri… e soprattutto la consapevolezza che sì, si può fare.

Continuo anche a portare secchi, certo. Ma ogni volta che parto con un nuovo progetto, mi chiedo: «Sto costruendo un acquedotto o sto solo riempiendo l’ennesimo secchio?»
A volte riesco, a volte no. Ma questa semplice domanda, da sola, ha cambiato per sempre il mio sguardo.

  1. Il tempo è il tuo alleato più potente

È il classico concetto che sai, ma che all’inizio sottovaluti.
Un po’ come la crema solare: ti sembra superflua… finché non ti ustioni.

Quando si è giovani o hai pochi risparmi e inizi a investire, ti sembra tutto lento e inutile.
Versi 100 euro in un fondo e dopo un mese ti ritrovi con… 100 euro e 37 centesimi. «Uhhhh, che entusiasmo».

Poi, però ai corsi di Roberto guardi il grafico dell’interesse composto e ti parte il colpo di fulmine: quei miseri 100 euro e quel tempo che prima ti sembrava un freno sono in realtà i tuoi più grandi alleati.

Perché quando inizi presto, anche con poco, hai un’arma potentissima dalla tua parte: l’accumulo silenzioso che cresce mentre tu vivi, che lavora anche quando tu sei distratta, stanca, o semplicemente stai facendo altro.

Il tempo premia chi si muove prima  e mette in moto il processo anche senza capire tutto subito.

Ci vuole pazienza e costanza affinché la matematica compia la sua magia moltiplicando il denaro.

Il vero problema quindi non è “non avere tempo” ma aspettare di averne.

Per quanto mi riguarda, il tempo moltiplica tutto ciò che ha una direzione.
Può essere un investimento ben fatto, ma anche un gesto gentile, una parola di aiuto, una scelta fedele a ciò che sei.
Alla fine, l’interesse composto non è solo una formula finanziaria: se coltivi ogni cosa con intenzione, costanza e fiducia, diventa il riflesso della qualità con cui vivi.

  1. Se ti chiedi se puoi permettertelo, la risposta è no (ma c’è un’eccezione)

Ok, questa è spietata, lo so.
Ma tenersi a mente questa regola, in certi casi, può salvare vite, relazioni e parecchi mal di pancia.

Se davanti a una spesa hai già controllato tre volte il conto, come se guardarlo un’altra volta potesse magicamente cambiare i numeri, e ti parte il Sudoku mentale:
“Se non esco sabato… se rimando la revisione dell’auto… se a Natale faccio regali creativi…”, il tutto con un leggero affanno respiratorio…
La risposta è: no, non è il momento giusto.

Ma in questi anni con Roberto ho capito che a questa regola “salvavita” esiste una gigantesca eccezione: la formazione.
Perché la formazione di qualità non è una spesa, è un investimento che ritorna moltiplicato.

A volte il miglior investimento è proprio quello che ti evita venti errori dopo.
E se imparare a gestire i soldi ti sembra un lusso, è probabile che ne abbia ancora più bisogno rispetto a chi può farlo a cuor leggero.

Sì, all’inizio sembra una scommessa su di te. Ma è proprio lì che inizi a cambiare gioco.
La vera domanda da farti non è solo “Me lo posso permettere?”,
ma anche: “Quanto mi costerebbe non farlo?”

L’investimento più importante della mia vita l’ho fatto in un momento in cui facevo i conti al centesimo.
E mi ha permesso di creare un lavoro che amo, che mi fa esprimere e che genera reddito.
Ma soprattutto, mi ha insegnato una cosa semplice: il cambiamento, quello vero, non arriva quando “puoi permetterti di farlo senza pensarci”,
ma quando decidi che non vuoi più restare dove sei.

Leggi anche: Debito buono e debito cattivo

  1. Diversifica

Lo so, lo so. È tipo la frase che hai già letto ovunque: “Non mettere tutte le uova nello stesso paniere.” E tu pensi: «Ma io, al massimo, ho due uova e mezza… di che paniere stiamo parlando?»
Appunto.

La diversificazione è come l’ombrello nella borsa: se c’è il sole ti pesa, ma se viene il diluvio ti salva la giornata (e la piega).

Se parliamo di investimenti, spesso l’idea che abbiamo in testa è quella piuttosto vintage romantica: trovare l’azione giusta, l’ETF magico, la via della Ricchezza.

Sarò brutale: non esiste.

Perché anche le cose più solide crollano, le aziende più fighe sbagliano, i mercati vanno in crisi… e se hai messo tutto lì, ti ritrovi con il cerino in mano e il portafoglio bagnato di lacrime.

La diversificazione, invece, è come costruirsi un armadio con dentro il cappotto, il costume da bagno e l’impermeabile.
Qualunque stagione arrivi, sei pronto.


Non serve a farti diventare ricco in due mesi, ma a non farti bruciare il conto in due ore.

E come avrai già intuito, questa cosa della diversificazione non vale solo per gli investimenti, ma anche nella vita dipendere da un solo cliente, o da un solo lavoro, una sola entrata è troppo rischioso.
Se si rompe quel pezzo, crolla tutto il castello.

La diversificazione va a braccetto con quella storia di prima sugli acquedotti. Ogni pezzo in più è un pezzetto in meno di ansia.

La diversificazione è una rete sotto il trapezio.
Non è la parte migliore della scena, ma ti salva.

Guarda anche il video 

  1. La libertà finanziaria è un processo che si impara, non si eredita

Ok, questa Roberto non la dice esattamente così, ma in tutti questi anni le persone a cui ha insegnato a diventare liberi o più liberi  — finanziariamente e non solo — sono migliaia.

E la cosa più bella è che molte di loro all’inizio pensavano: “Io? Figuriamoci.”

Perché c’è ancora quell’idea, subdola ma resistente, che la libertà finanziaria sia qualcosa che o ce l’hai dalla nascita… oppure ciccia.

Che serva essere nati in una famiglia di investitori, che ci voglia un conto in banca già florido, una laurea in economia, e magari pure un nonno azionista.

Non è vero che o ce l’hai o non ce l’hai, non è come il metabolismo o il colore degli occhi.
La libertà – anche quella finanziaria – non si eredita.
Si impara. Un passo alla volta. Con un po’ di fatica, qualche “eh?!”, e tanti “ahhh ecco!”.

Nessuno di noi è nato parlando di ETF a tavola e negli anni della banca mi sono convinta più che mai che ottenere certi guadagni fosse impossibile, semplicemente perché i tassi non sono più quelli di una volta.

Mi sbagliavo di grosso.

Quando ho iniziato a vedere altri che ottenevano risultati veri tangibili mi è sorto il leggerissimo sospetto di poterci riuscire anche io. È un seme che va coltivato.
Piano piano, studi, applichi e ti prendi la responsabilità dei tuoi risultati.

Hai la fortuna di poterti confrontare con altre persone che stanno facendo la tua stessa cosa e quello che prima ti sembrava possibile solo per diritto ereditario diventa fattibile, per chiunque.

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  1. Per avere di più devi diventare di più

Le regole sono solo parole che acquisiscono senso a seconda di quello che tu decidi di fare o non fare.

Perché alla fine il vero cambio non è nel portafoglio ma tra le orecchie.
Posso mostrarti il piano finanziario migliore del mondo, ma se dentro di te continui a sentirti incapace, in ansia o costantemente “in ritardo sulla vita”… prima o poi lo saboterai.

Lo lascerai lì a impolverarsi come il barattolo di ceci nell’ultimo ripiano della dispensa.  Quello che pensi “un giorno mi servirà”, ma in realtà non tocchi mai.

Le regole, i numeri, le dritte sicure da sole non bastano.
Serve uno sguardo che parte dal “posso imparare” perché voglio andare là…

Senza una mentalità consapevole, curiosa e aperta, nessuno strumento potrà davvero migliorarti la vita.

Ma quando cambi modo di pensare, cambia il modo in cui prendi decisioni, in cui pensi, e soprattutto quello in cui ti parli.
Non è solo un conto in banca che cresce: sei tu che cresci, mentre impari a fidarti di più delle tue scelte.

Perché quando smetti di chiederti “qual è il trucco?” e inizi a chiederti “chi voglio diventare?” la finanza personale diventa crescita e tutto comincia ad avere un senso diverso: IL TUO.

A chi serve tutto questo? A chiunque si sia mai sentito in trappola nel loop guadagno-spesa-guadagno. A chi ha soldi da parte e nessuna idea di cosa farci. A chi pensa che la finanza sia una roba da uomini in giacca blu che parlano per sigle. E a chi ha voglia di cambiare aria, cominciando dal portafoglio.

Giorgia Ferrari

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Roberto Pesce

Sono un Financial Coach.
Grazie all'Intelligenza Finanziaria,
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