La guerra delle valute: la svalutazione dello Yuan

Pochi giorni fa (11 agosto 2015) a sorpresa la Cina ha svalutato la propria valuta generando un effetto di cui un pò tutte le borse hanno risentito e, al poposito, la domanda interessante è: “Come mai questo tutto sommato modesto intervento monetario ha avuto ripercussioni anche sul resto del mondo?”

Per capire cosa è successo  è necessario innanzi tutto sapere che il prezzo dello Yuan è legato al prezzo del dollaro USA, infatti il suo cambio non può variare più del 2% dal prezzo fissato con il dollaro americano altrimenti interviene la banca centrale cinese per riportarlo all’interno della fascia di prezzo stabilita.

La svalutazione in questione ha invece abbassato del 2% il cambio fissato col dollaro (portandolo a 6,2298) e la banca centrale cinese lo ha giustificato definendolo un intervento “una tantum” e quindi non paragonabile ai Quantitative Easing portati avanti dalle altre banche centrali. Peccato però che, nuovamente a sorpresa, il giorno seguente la banca centrale cinese abbia ulteriormente svalutato lo Yuan di un altro 1,5%, anche in questo caso affermando trattarsi di intervento “una tantum” … pur per il secondo giorno di fila.

L’intervento sulla valuta ha l’obiettivo di far riprendere il mercato cinese che sta soffrendo parecchio negli ultimi mesi, basti pensare che la borsa di Shangai ha perso il 30% del suo valore nell’ultimo mese e mezzo e ciò dovuto in buona parte proprio all’ancoraggio dello Yuan con il dollaro USA che, essendosi rafforzato, ha trascinato con sè il suddetto Yuan diminuendo fortemente le esportazioni cinesi verso il resto del mondo (aumentando il valore della valuta gli altri paesi si vedono aumentare i prezzi dei prodotti).

Il piano cinese è quindi quello di far diventare artificialmente i propri prodotti più convenienti svalutando la propria valuta così da poter ridare fiato alla propria produzione e all’esportazione (la stessa strategia che l’Italia ha praticato per decenni con la lira prima dell’avvento dell’euro che la ha resa impraticabile in autonomia). L’altra faccia della medaglia è però rappresentata dal fatto che per i cinesi i prodotti esteri diventano conseguentemente molto più cari e così le aziende estere per cui la Cina rappresenta un mercato importante hanno immediatamente visto scendere  le proprie quotazioni sul timore di un drastico calo dei propri fatturati.

E’ noto come le Borse tendano ad “anticipare gli eventi” e quindi, nel dubbio, chi possiede titoli di società che esportano in Cina (che dovrebbero soffrire per i motivi sopra descritti) ha immediatamente alleggerito i propri portafogli vendendo le proprie azioni causando così i crolli di borsa a cui abbiamo assistito e ciò spiega perchè anche un intervento di svalutazione davvero limitato come quello generato dalla banca centrale sullo Yuan sia bastato per mandare le borse del resto del mondo in rosso e generare panico.

Un altro dubbio che genera incertezza è se questa cinese possa essere una prima mossa verso la liberalizzazione del cambio e che, se questa mossa funzionerà, questo potrebbe spingere la banca centrale cinese ad attuare un vero e proprio QE così come hanno fatto e stanno facendo le altre banche centrali.

Relativamente al trading sul forex, la svalutazione dello Yuan dovrebbe portare ad un rafforzamento del dollaro USA e questo potrebbe portare la FED a spostare il tanto atteso aumento dei tassi (che ormai era previsto per settembre). È prevista anche una diminuzione del petrolio in quanto viceversa diventerebbe troppo costoso per i cinesi essendo lo stesso pagato anche da loro in dollari americani.

Questa è, in due parole, la situazione attuale e con la quale ci dovremmo confrontare nel prossimo futuro.

A parte le considerazioni personali sugli interventi delle banche centrali (che ahimè non hanno alcuna influenza sui mercati), è ormai sempre più evidente come questi e la cosiddetta “guerra delle valute” a cui sembrerebbe essersi appena aggiunta anche la Cina siano ormai diventate variabili che non si possono trascurare se si intende fare trading in qualunque mercato (forex, azioni, futures).

Vedremo cosa succederà nel prossimo futuro, se questi interventi cinesi “una tantum” continueranno o meno e quali contromisure verranno adottate dalle altre banche centrali.

Nel frattempo, ti auguro una buona estate e un buon trading e continua a seguirci sia sul blog che sul nostro nuovo Canale Facebook su cui pubblichiamo quotidianamente materiali didattici gratuiti (clicca “Mi Piace” sulla pagina se vuoi riceverne gli aggiornamenti in automatico).

 Massimo Golfarelli

1 commento

  1. Spugna Shop

    9 anni fa  

    Era inevitabile che prima o poi la bolla cinese scoppiasse, stava gonfiando dal 2000 ad oggi in maniera vertiginosa, gli esperti dicono che è in ripresa, ma quanto realmente potrà mai essere in ripresa una nazione che in 16 anni ha capovolto completamente il proprio profilo economico? Tu ci investiresti nella Cina? Io no.


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