Premio Nobel Economia 2019: una lotta alla povertà

premio-nobel-economiaL’assegnazione dell’ultimo premio Nobel per l’economia mi ha incuriosito. 

I tre economisti: Michael Kremer, Abhijit Banerjee ed Esther Duflo (la donna più giovane a ricevere il riconoscimento) sono stati premiati perché “hanno introdotto un nuovo approccio per ottenere risposte affidabili circa i migliori modi per combattere la povertà”.

Questa la nota dei responsabili della Royal Swedish Academy of Science.

“Bene!”, ho pensato in un attimo. E un secondo dopo “cioè? Come hanno fatto?”

Tra letture e navigazioni ho trovato un intervento di Esther Duflo a un TED di qualche anno fa che mi ha chiarito l’approccio che i tre economisti hanno usato per combattere la povertà. 

Il metodo si basa su un principio semplice: se hai un grande problema scomponilo in piccoli problemi.

L’ho trovato di ispirazione e mi sono chiesta come potesse essere calato sulle nostre vite tutt’altro che povere visto che apparteniamo al 3% della popolazione più ricco del pianeta.

Il perché del premio Nobel per l’economia 2019

Il grande tema che affrontano i tre premiati è: come sconfiggere la povertàUn male diffuso, invisibile e per il quale non c’è una soluzione giusta in assoluto.

Come affrontarlo? 

Attraverso un sistematico e capillare metodo scientifico. Lo stesso che funziona in campo medico e farmaceutico: la sperimentazione è la risposta dei vincitori del premio Nobel per l’economia.

Se agli albori della medicina moderna ci si fosse posti la domanda “come posso sconfiggere tutto il male?”, probabilmente la discussione si sarebbe arenata in un dibattito morale, etico, filosofico che non avrebbe portato da nessuna parte. 

Allo stesso modo i dibattiti ideologici su come sconfiggere la povertà o come impiegare i soldi delle donazioni non portavano a nulla. I dati su cui basare un’analisi efficace erano generali, poco dettagliati. 

Sappiamo che i vaccini hanno salvato milioni di bambini da morte certa, ma non sappiamo se i dollari spesi per le vaccinazioni avrebbero potuto salvare ancora più bambini con delle strategie di spesa diverse. 

A queste grandi domande non ci può essere una risposta assoluta ma, grazie alla capillare sperimentazione portata avanti dai premi Nobel per l’economia, ci possono essere tante piccole, solide, risposte.

Come luci di una pista d’atterraggio che si accendono per indicare la strada. 

Esther Duflo, nel suo TED che ti invito a vedere interamente, porta ad esempio il metodo che hanno sperimentato per ridurre la diffusione  della  malaria nel Rajastan. Posto che le zanzariere da letto con insetticita siano efficaci qual è il modo migliore per far sì che la gente le usi? 

Le piccole domande concrete da cui partire erano:

  • vendiamo le zanzariere alle persone? 
  • le regaliamo? E se non ne apprezzano il valore e le usano come rete da pesca?  
  • qual è l’impatto del vendere o regalare nel lungo termine? 

Così, testando tutte le possibili varianti e mappando il territorio, capiscono quale strategia dà i migliori risultati e che la gente non si abitua agli aiuti ma alle zanzariere.

Si tratta di un processo che richiede tempi e risorse, ma la certezza delle risposte indirizza in modo efficace le scelte di spesa.  

Alcune risposte sono inaspettate.

Come si possono spendere 100 dollari per incrementare gli anni di istruzione di un bambino povero? 

Posso decidere di costruire scuole, portare i maestri nei villaggi, regalare divise, oppure curare i bambini dai parassiti intestinali. Tutte idee efficaci, ma quanto una lo è più dell’altra?

Il risultato dei test condotti ha mostrato che per aumentare gli anni di istruzione è necessario curare i bambini dai parassiti intestinali, ma nulla è più efficace di: raccontare alla gente i benefici dell’istruzione.

Come applicare alla nostra vita

Nella maggior parte delle nostre vite non abbiamo certo bisogno di combattere la povertà, semmai di educarci a una libertà che passa anche dagli aspetti finanziari visto che viviamo in questa parte di mondo.

Le riflessioni che personalmente mi porto a casa dall’intervento della Duflo vanno oltre il mero lato economico che spesso è una conseguenza.

Ci sono domande più grandi noi. 

Non è sempre possibile dare una risposta o risolvere un problema, ma è sempre possibile frazionarlo. Agire in piccolo. 

Che sia nella vita o nel business, quando ci sentiamo sovrastati, pensiamo a quello che possiamo controllare e ripartiamo dalle cose che sappiamo fare.  

Passare dalle intenzioni all’azione.

Chissà quante chiacchere avrà ascoltato la Duflo piene di buone intenzioni o di critiche. Tante volte gli stessi discorsi pieni di buone intenzioni li facciamo anche a noi stessi. 

Il “farò questa cosa quando…” o “se solo riuscissi a sistemare quella cosa  poi…”.

Quando e se, nella maggior parte dei casi, non arrivano mai. Non siamo mai abbastanza preparati o sentiamo il bisogno che tutto sia perfetto.

Il tempo, una certa dose di dolore e incoscienza, mi ha mostrato che non ci saranno mai le condizioni giuste. È solo una scusa che raccontiamo a noi stessi prima che agli altri. 

Noi siamo imperfezione, è la nostra natura! Ed è in questa natura imperfetta e sempre mutevole che ci evolviamo. 

Non c’è evoluzione senza sperimentazione. 

È giusto essere preparati, studiare, pianificare ma poi è necessario agire, affrontare i propri limiti, essere aperti mentalmente e avere un po’ di coraggio: è tutto quello che ci serve.

Lo vedo continuamente anche ai corsi. Centinaia di persone che studiano, si formano e poi non fanno nulla. Un terribile spreco di tempo. 

Fermarsi ci priva della cosa più istruttiva che ci sia: sbagliare. 

Più esperienze si fanno, più si percepisce a livello cellulare che la vita è una sola e che la responsabilità di come viverla è in gran parte nostra. 

Abbiamo mediamente molto di più di tutto quello che ci serve e una sola povertà da combattere: la povertà di pensiero.

Giorgia Ferrari 

3 commenti

  1. Andrea G.

    5 anni fa  

    Buondì Gio! Sto giusto leggendo un libro in merito alla crescita e al cambio di abitudini ed effettivamente spiega di quanto sia difficile iniziare ad agire quando si presentano circostanze che interferiscono su vari livelli, per esempio sul lato economico, di tempo, di fatica fisica, mentale ecc.
    Quando il cambiamento è importante ci si trova di fronte una montagna da scalare e tendiamo a paralizzarci. Il libro, oltre a dare buoni consigli su come attuare la modifica delle abitudini, viene in aiuto attuando il “fattore 1%”. Adottando piccolissimi passi nella giusta direzione si crea un effetto valanga (un po’ come l’interesse composto per rimanere in tema finanziario 🙂 ) che permette di creare enormi cambiamenti sul lungo termine! Io lo sto già mettendo in atto!
    Rileggendomi credo di essere andato un po’ fuori tema 😀 … mi spiace!

    Una buona vita!


    • Giorgia Ferrari

      5 anni fa  

      Ciao Andrea!
      Ma no, non sei fuori tema. In fondo è lo stesso principio che hanno usato i tre premiati: la politica dei piccoli passi.
      Anni fa un bravo maestro ci invitò a fare ogni giorno qualcosa un po’ fuori dalle nostre abitudini. Fosse anche una piccola cosa come lasciare il letto disfatto se sei maniaco dell’ordine o trovare altre strade per andare al lavoro.
      E ogni giorno dovevamo scrivere cosa avevamo fatto di diverso.
      Davvero una piccola cosa ma che produce l’effetto di farti pensare 1.quanto sono ripetitivi e assuefatti i nostri gesti quotidiani, 2.cosa puoi fare di diverso o come puoi fare la stessa cosa in altri modi.
      Parecchi anni dopo sentii Velasco (il mitico coach della nazionale di Pallavolo più vittoriosa di sempre) spiegare che insegna ai suoi atleti a vincere abituandoli a piccole ma continue vittorie quotidiane. Non necessariamente sportive.
      Sappiamo bene quanto ogni piccolo passo possa portare lontano, anche là dove non avresti mai immaginato di arrivare.
      Per caso stai leggendo Principles?
      Ti abbraccio,
      Gio


  2. Andrea G.

    5 anni fa  

    No, sto leggendo “Fattore 1%: Piccole abitudini per grandi risultati” … mi ha dato alcuni stimoli che sto già mettendo in pratica con piacevole entusiasmo 🙂
    Rimanendo in tema dell’uscire quotidianamente dalle nostre abitudini mi sento di straconsigliare l’unico gioco in scatola per la crescita individuale.
    “Ciao, comfort zone” … quando lo addocchiai esisteva solo in francese, ora non so sinceramente però l’idea è geniale ed estremamente stimolante.
    Ecco il link 😉 https://www.ciaocomfortzone.it/cczcrowdfunding22463559


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