Disinvestire un portafoglio di investimenti in perdita

A volte, nella vita, occorre dare un taglio netto al passato per muoversi verso un futuro migliore. Lo stesso principio si applica al campo degli investimenti.

Una tipica tipologia di partecipante al mio corso [workshop_what what=”490″ color=”navy”] (prossima edizione il [workshop_when what=”490″ color=”black”] a [workshop_where what=”490″ color=”black”]) è rappresentato dalla persona più o meno benestante, solitamente nella fascia di età tra i 40 e i 50 anni, che con fatica, impegno e sacrifici ha messo dei risparmi da parte nel corso della propria vita.

Quasi sempre questa persona si è decisa a partecipare al corso perchè è fortemente delusa dalla qualità della (non) consulenza bancaria ricevuta nel corso degli anni e, dopo una miriade di promesse regolarmente non mantenute è arrivata alla triste conclusione che le persone a cui ha affidato il sudato frutto delle proprie fatiche sono gravemente incapaci oppure, più probabilmente, perseguono altri interessi diversi dai suoi.

Per dirla in maniera ancora più esplicita, questa persona ha un portafoglio di titoli finanziari (solitamente costituito soprattutto da fondi comuni o investimenti assicurativi ma potrebbero farne parte anche fondi di fondi, gestioni patrimoniali personalizzate, strutturati o altre porcherie varie partorite dalle diaboliche menti dell’industria finanziaria) e accusa una forte perdita con l’aggravante oltretutto di essere coinvolta in quel genere di investimenti ormai da parecchio tempo.

Arrivata al corso e descritta la sua situazione (che a me purtroppo tutto risulta tranne che inconsueta …) mi pone quindi la fatidica domanda: “Roberto, cosa mi consigli di fare?”

E qui di solito casca l’asino perchè alla mia proposta di disinvestire tutto e ripartire da capo con nuovi titoli e nuove strategie e un controllo personale applicato per mezzo delle strategie appena apprese al corso mi viene quasi sempre opposta l’obiezione: “Ma allora così ci perdo!”

Il punto è interessante perchè la persona in questione non si rende conto che in realtà ci ha già perso!!

Il valore dei titoli infatti non è quello a cui sono stati acquistati (magari 10 anni prima…) ma quello attuale che è, per l’appunto, pesantemente in perdita rispetto al suo importo originale.

A partire dal valore attuale del portafoglio titoli se fosse disinvestito completamente in quel preciso istante occorrerebbe quindi cambiare la propria domanda da: “Quanto ci rimetto se disinvesto?” in: “Se dovessi partire da zero adesso, come investirei questa somma di denaro?”

Facendo solo l’esempio più semplice e ovvio, passare da un portafoglio in fondi comuni ad uno in ETF significa recuperare soltanto da ciò oltre un 2,5% ogni anno grazie alle minori commissioni bancarie oltre alla possibilità non trascurabile di poter monitorare autonomamente i propri asset, inserire ordini di stop loss per limitare eventuali perdite, poter gestire strategie di aggiungi-riduci come quelle che insegno ad [workshop_what what=”490″ color=”navy”] etc.

Occorre, in altre parole, togliere lo sguardo dal passato (“Quanto valevano all’inizio i miei titoli e di quanto dovrebbero salire per tornare almeno a pareggio?”) e volgerlo al futuro chiedendosi quale sia la forma e la strategia di investimento che possano rendere di più e con meno rischi nei tempi a venire.

Ragionando da questo punto di vista, la maggioranza delle volte appare ovvio come convenga quindi disinvestire e ripartire da zero con oltretutto il non trascurabile vantaggio collaterale di azzerare anche psicologicamente il legame emotivo, la rabbia e la frustrazione legate agli investimenti fallimentari del passato (e ai “consulenti” che li hanno proposti e gestiti).

Roberto Pesce

A volte, nella vita, occorre dare un taglio netto al passato per muoversi verso un futuro migliore. Lo stesso principio si applica al campo degli investimenti.
Una tipica tipologia di partecipante al mio corso INTELLIGENZA FINANZIARIA (prossima edizione 1-2 ottobre 2010 a Reggio Emilia, CLICCA QUI PER ISCRIVERTI) èrappresentato dalla persona più o meno benestante, solitamente nella fascia di età tra i 40 e i 50 anni, che con fatica, impegno e sacrifici ha messo dei risparmi da

parte nel corso della propria vita.
Quasi sempre questa persona si è decisa a partecipare al corso perchè è fortemente delusa dalla qualità della (non) consulenza bancaria ricevuta nel corso degli

anni e, dopo una miriade di promesse regolarmente non mantenute è arrivata alla triste conclusione che le persone a cui ha affidato il sudato frutto delle proprie

fatiche sono gravemente incapaci oppure, più probabilmente, perseguono altri interessi diversi dai suoi.
Per dirla in maniera ancora più esplicita, questa persona ha un portafoglio di titoli finanziari (spesso costituito soprattutto da fondi comuni o investimenti

assicurativi ma potrebbero farne parte anche fondi di fondi, gestioni patrimoniali personalizzate, strutturati o altre porcherie varie partorite dalle diaboliche menti

dell’industria finanziaria) e accusa una forte perdita con l’aggravante oltretutto di essere coinvolta in quel genere di investimenti ormai da parecchio tempo.
Arrivata al corso e descritta la sua situazione (che a me purtroppo tutto risulta tranne che inconsueta …) mi pone quindi la fatidica domanda: “Roberto, cosa mi

consigli di fare?” E qui di solito casca l’asino perchè alla mia proposta di disinvestire tutto e ripartire da capo con nuovi titoli e nuove strategie e un controllo

personale applicato per mezzo delle strategie appena apprese al corso mi viene quasi sempre opposta l’obiezione: “Ma allora così ci perdo!”
Il punto è interessante perchè la persona in questione non si rende conto che in realtà ci ha già perso!! Il valore dei titoli infatti non è quello a cui sono stati

acquistati (magari 10 anni prima…) ma quello attuale che è, per l’appunto, pesantemente in perdita rispetto al suo importo originale. A partire dal valore attuale del

portafoglio titoli se fosse disinvestito completamente in quel preciso istante occorrerebbe quindi cambiare la domanda da: “Quanto ci rimetto se disinvesto?” in:

“Se dovessi partire da zero adesso, come investirei questa somma di denaro?”.
Facendo solo l’esempio più semplice e ovvio, passare da un portafoglio in fondi comuni ad uno in ETF significa recuperare soltanto da ciò oltre un 2,5% ogni anno

grazie alle minori commissioni bancarie oltre alla possibilità non trascurabile di poter monitorare autonomamente i propri asset, inserire ordini di stop loss per

limitare eventuali perdite, poter gestire strategie di aggiungi-riduci come quelle che insegno ad INTELLIGENZA FINANZIARIA etc.
Occorre, in altre parole, togliere lo sguardo dal passato (“Quanto valevano all’inizio i miei titoli e di quanto dovrebbero salire per tornare almeno a pareggio?”) e

volgerlo al futuro chiedendosi quale sia la forma e la strategia di investimento che possano rendere di più e con meno rischi nell’imminente futuro.
Ragionando da questo punto di vista, la maggioranza delle volte appare ovvio come convenga quindi disinvestire e ripartire da zero con oltretutto il non

trascurabile vantaggio collaterale di azzerare anche psicologicamente il legame emotivo, la rabbia e la frustrazione legate agli investimenti fallimentari del passato

(e ai “consulenti” che li hanno proposti e gestiti).

Roberto PesceA volte, nella vita, occorre dare un taglio netto al passato per muoversi verso un futuro migliore. Lo stesso principio si applica al campo degli investimenti.

Una tipica tipologia di partecipante al mio corso INTELLIGENZA FINANZIARIA (prossima edizione 1-2 ottobre 2010 a Reggio Emilia, CLICCA QUI PER ISCRIVERTI) è

rappresentato dalla persona più o meno benestante, solitamente nella fascia di età tra i 40 e i 50 anni, che con fatica, impegno e sacrifici ha messo dei risparmi da

parte nel corso della propria vita.

Quasi sempre questa persona si è decisa a partecipare al corso perchè è fortemente delusa dalla qualità della (non) consulenza bancaria ricevuta nel corso degli

anni e, dopo una miriade di promesse regolarmente non mantenute è arrivata alla triste conclusione che le persone a cui ha affidato il sudato frutto delle proprie

fatiche sono gravemente incapaci oppure, più probabilmente, perseguono altri interessi diversi dai suoi.

Per dirla in maniera ancora più esplicita, questa persona ha un portafoglio di titoli finanziari (spesso costituito soprattutto da fondi comuni o investimenti

assicurativi ma potrebbero farne parte anche fondi di fondi, gestioni patrimoniali personalizzate, strutturati o altre porcherie varie partorite dalle diaboliche menti

dell’industria finanziaria) e accusa una forte perdita con l’aggravante oltretutto di essere coinvolta in quel genere di investimenti ormai da parecchio tempo.

Arrivata al corso e descritta la sua situazione (che a me purtroppo tutto risulta tranne che inconsueta …) mi pone quindi la fatidica domanda: “Roberto, cosa mi

consigli di fare?” E qui di solito casca l’asino perchè alla mia proposta di disinvestire tutto e ripartire da capo con nuovi titoli e nuove strategie e un controllo

personale applicato per mezzo delle strategie appena apprese al corso mi viene quasi sempre opposta l’obiezione: “Ma allora così ci perdo!”

Il punto è interessante perchè la persona in questione non si rende conto che in realtà ci ha già perso!! Il valore dei titoli infatti non è quello a cui sono stati

acquistati (magari 10 anni prima…) ma quello attuale che è, per l’appunto, pesantemente in perdita rispetto al suo importo originale. A partire dal valore attuale del

portafoglio titoli se fosse disinvestito completamente in quel preciso istante occorrerebbe quindi cambiare la domanda da: “Quanto ci rimetto se disinvesto?” in:

“Se dovessi partire da zero adesso, come investirei questa somma di denaro?”.

Facendo solo l’esempio più semplice e ovvio, passare da un portafoglio in fondi comuni ad uno in ETF significa recuperare soltanto da ciò oltre un 2,5% ogni anno

grazie alle minori commissioni bancarie oltre alla possibilità non trascurabile di poter monitorare autonomamente i propri asset, inserire ordini di stop loss per

limitare eventuali perdite, poter gestire strategie di aggiungi-riduci come quelle che insegno ad INTELLIGENZA FINANZIARIA etc.

Occorre, in altre parole, togliere lo sguardo dal passato (“Quanto valevano all’inizio i miei titoli e di quanto dovrebbero salire per tornare almeno a pareggio?”) e

volgerlo al futuro chiedendosi quale sia la forma e la strategia di investimento che possano rendere di più e con meno rischi nell’imminente futuro.

Ragionando da questo punto di vista, la maggioranza delle volte appare ovvio come convenga quindi disinvestire e ripartire da zero con oltretutto il non

trascurabile vantaggio collaterale di azzerare anche psicologicamente il legame emotivo, la rabbia e la frustrazione legate agli investimenti fallimentari del passato

(e ai “consulenti” che li hanno proposti e gestiti).

Roberto Pesce

3 commenti

  1. piergiorgio

    14 anni fa  

    ciao dott.or roberto pesce :
    quando si parla di disinvestire avendo una gestioni di cose fatte male
    o per meglio definire strutturate in modo non fatto con cura diciamo il nostro giardino dell’economia non rende per motivi strutturali? è bene si metterci le mani ma con rispetto e visto che sono già stati cusati danni per non andare oltre . bisogna agire di conseguenza e metodo altrimenti ci tiriamo la pentola in testa , in economia non bisogna piangere su un investimento sbagliato ma evitare che faccia più danno
    del dovuto è bene controllarlo spesso e quando si riconosce un’errore
    quando è possibile nel momento ideale per perdere meno si cerca di guadagnare con il delta più basso (minimo) in modo da riuscure a portarci in positivo quanto prima . gli affari sono affari ma non è
    sempre facile colpire e affondare . ciao roberto

    piergiorgio zucchi


  2. Michele

    14 anni fa  

    Parole sante Roberto, non danno retta neanche a te eh?! 😉 … è un tipico caso da finanza comportamentale in cui entrano in gioco i concetti di ancoraggio, avversione alle perdite, sopravvalutazione delle proprie competenze … ahiloro è’ un concetto difficile da far passare …

    Michele Colosio


  3. marisa

    7 anni fa  

    ciao,io sono di quella categoria paurosa criticata da te ma vorrei chiederti: se un fondo e’ andato bene x un certo periodo di tempo e x altrettanto e’ andato male non si puo sperare che ritorni ad aumentare?
    grazie a tutti
    marisa


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