Fondi Comuni di Investimento: un’industria ancora solida … nonostante tutto!

Nonostante l’influenza che mi ha pesantemente tartassato nella settimana appena trascorsa, leggevo un articolo online di Morningstar in cui, citando un dato di Assogestioni, segnala il 2010 come un anno di crescita per l’industria del Risparmio Gestito e per i Fondi Comuni di Investimento (CLICCA QUI se vuoi leggere l’articolo originale citato).

I Fondi Comuni di Investimento sono il veicolo di investimento principale utilizzato dalle banche per l’investitore medio, e lo sono ormai da molto tempo sia nel mondo che in Italia.

Da noi si sono sviluppati verticalmente soprattutto negli ultimi 25 anni, parallelamente al progressivo calo degli interessi sui BOT e sugli altri Titoli di Stato, dal dopoguerra e fino a quel momento rifugio tipico del risparmio delle famiglie italiane. Le cosiddette generazioni dei “BOT people” (i miei genitori per esempio) si sono infatti dovuti inevitabilmente confrontare con il fatto che se avessero voluto spuntare rendimenti almeno decenti avrebbero necessariamente dovuto abbandonare il porto sicuro dei Titoli di Stato e avventurarsi nelle acque assai più agitate dei mercati azionari o di titoli comunque meno conosciuti e percepiti come più rischiosi come le obbligazioni corporate o titoli di stato di paesi esteri.

I Fondi Comuni di Investimento apparirono come una risposta tutto sommato semplice e funzionale al problema, essenzialmente perchè basati su due perni che a una prima lettura appaiono parecchio logici e convincenti:

  1. Affidare il risparmio ai professionisti invece di prendere decisioni sbagliate in prima persona non comprendendo la finanza nè avendo tempo o voglia per studiarla e seguirla
  2. Diversificare sistematicamente il proprio investimento su più titoli (magari molti) in modo da minimizzare il rischio di incappare in una “mela bacata” e perdere tutto o in gran parte il proprio risparmio

Entrambe queste affermazioni sono ampiamente criticabili e presentano parecchi punti deboli ma per poterle contestare è per l’appunto necessario un minimo di competenza in materia ed è proprio questo il vero punto di forza dell’industria del Risparmio Gestito ed il motivo per cui tutto sommato continua a prosperare nonostante ormai la presenza e la diffusione degli ETF abbia fatto si che solo un masochista possa scegliere di utilizzare i Fondi Comuni di Investimento come proprio veicolo di investimento.

Il punto di forza in questione è duplice ed è rappresentato dall’IGNORANZA e dalla PIGRIZIA della stragrande maggioranza dei risparmiatori.

Su una mente ignorante (inteso nel senso letterale del termine ossia di persona “che ignora” come funzionino realmente le cose) è molto facile instillare sia la PAURA DI SBAGLIARE (che in campo finanziario si traduce in “PERDERE DENARO“) che la convinzione che una SOLUZIONE ERRATA possa invece funzionare. Semplicemente, la mente ignorante (e pigra…) non si prenderà tempo e briga di verificare le affermazioni del sedicente “esperto finanziario” ma le prenderà per buone e agirà di conseguenza.

Ora, non intendo con questo discorso dire che i Fondi Comuni di Investimento siano veicoli di investimento che non possano dare risultati positivi ai risparmiatori (in talune situazioni possono darli e anche ottimi).

Affermo piuttosto (e i partecipanti al corso [workshop_what what=”490″ color=”navy”] dei prossimi [workshop_when what=”490″ color=”black”] a [workshop_where what=”490″ color=”black”] vedranno questo discorso sviluppato in dettaglio con tanto di tattica e strategia di investimento) che il Fondo Comune è un veicolo con ben più di un problema importante per quanto riguarda il rapporto rischio/rendimento se visto dal punto di vista del risparmiatore e che comunque perde sistematicamente la gara sia rispetto al proprio benchmark (oltre l’80% delle volte, fonte Sole 24 Ore) sia rispetto al suo “cugino ETF” che lo supera in quanto a trasparenza, flessibilità operativa e costi ridotti.

Aggiungo, e ciò vale sia per i Fondi Comuni che per gli ETF così come per ogni altro veicolo di investimento, che la possibilità di trarne del profittoè direttamente proporzionale alla profonda comprensionedegli stessi ed alla corretta modalità di utilizzo mentre i rischi e le conseguenti perdite sono assolutamente legate ad un utilizzo “alla cieca” e basato sulla semplice fiducia in chi ha dispensato il consiglio di investimento.

Come dicevo prima però, nonostante siano moltissime le persone che ogni anno escono dai Fondi Comuni di Investimento per passare agli ETF, l’industria dei Fondi continua a prosperare e, ahinoi, credo proprio che continuerà a farlo per ancora molto tempo.

Roberto Pesce

4 commenti

  1. Fab

    14 anni fa  

    Ciao Roberto,

    bell’articolo!! Concordo e aggiungo:

    quello che è stupefacente nel settore dei fondi comuni d’investimento è che il risparmiatore italiano ( stessa cosa in molti altri paesi occidentali) non chiede mai a chi gli propone i fondi di vedere il loro portafoglio attuale e quindi verificare se la maggior parte di questo portafoglio è composto da quote degli stessi fondi comuni che gli stanno proponendo!!

    A parte fare questa verifica su chi propone ( operatori bancari, promotori finanziari, ecc..), lo stesso tipo di verifica ancora più importante andrebbe fatta sul money manager che gestisce il fondo e il suo team di analisti.

    E qui vengono le dolenti note, perchè spesso e volentieri sia l’uno che gli altri hanno ben pochi risparmi personali investiti sul fondo che gestiscono e che poi viene distribuito da operatori bancari e promotori finanziari e “Private Banker”!!!

    E si sa che soprattutto i money manager e gli analisti è gente che guadagna molto bene!!

    Di seguito interessante link sulla tematica sopramenzionata:

    “How to Earn 12% Per Year for 77 Years” by Motley Fool

    http://www.fool.com/investing/general/2011/03/02/how-to-earn-12-per-year-for-77-years.aspx?source=ihpsitota0000001&lidx=10

    Mio Commento:

    How come??

    They simply put their money where their mouths are!!!

    Traduzione ( non letterale):

    Come è possibile che un fondo comune realizzi un rendimento medio composto annuo del 12% per 77 anni?

    Semplicemente alle parole fanno seguire i Fatti con la F maiuscola!!!

    Mettono moltissima parte dei loro soldi dove dicono che bisogna investire!!

    In altre parole: non vendono investimenti ma effettuano investimenti in prima persona (dando le prove di averlo fatto) e siccome sono straconvinti della loro convenienza, consigliano a chi lo vuole fare di fare altrettanto!!!

    Diciamo una differenza notevole per usare un eufemismo!!

    Per ora mi fermo qua e continuerò il discorso in un altro post!!

    Saluti.

    Fab

    Fab


  2. Renato

    14 anni fa  

    Ciao e grazie per quest’articolo! In effetti il binomio fondo comune+perdita di denaro=consulenza bancaria è piuttosto affermato.
    Sempre per onestà intellettuale segnalo però, che ci sono SICAV (o “fondi esteri”)(non tantissimi…) che sono estremamente efficienti rispetto al benchmark, sia rispetto all’indice qui ne indico uno http://www.morningstar.it/it/snapshot/snapshot.aspx?id=F0GBR04K8N . Come sempre è poi la strategia (il timing!!!) a fare la grande differenza. Per chi è pigro, ma ha un pò di voglia di istruirsi , ci sono buone soluzioni anche qui. Come dappertutto.
    Un caro saluto.
    p.s.: ormai è iniziato il countdown per il corso di Heker! non vedo l’ora!


  3. piergiorgio

    14 anni fa  

    tutto ok sono d’accordo . visto il calo notevele dei btp bisogna cercare
    nuovi orizzonti . io non ho investito tutto sui btp ma avevo un pò di btp quando ho visto che si cominciava a calare appena ho venduto e investito in azioni etf e etc ora acquistare un etf in short o in leva
    non ho grossi problemi sono azioni che fai per pochi giorni flash .
    e diciamo che ha volte la cosa mi eletrizza in altre riesco a mantenere
    il sangue freddo è logico capire dove ti turba ma ha volte lo fai con
    il diagramma che ha le caratteristiche giuste oggi lo faccio e proprio
    lunedi le mie azioni bulgari mi hanno portato a casa il 59,40% ha incassato i miei soldi e non mi sono pentito anzi ho festeggiato .
    ciao roberto un cordiale saluto piergiorgio zucchi


  4. Prestiti

    13 anni fa  

    Con l’aria che tira nei mercati adesso, anche i gestori di fondi comuni avranno il loro bel da fare a tirare a campare. Mario.


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