Robotizzazione e nuove tecnologie: noi speriamo che ce la caviamo

Robotizzazione e nuovi scenariUn recente rapporto del World Economic Forum afferma che entro il 2020 (tra 3 anni), 5 milioni di posti di lavoro al mondo spariranno; uno studio della McKinsey stima che già nel 2030 la metà dei posti di lavoro che resteranno, nel mondo, potrebbero essere automatizzati.

Non c’è male direi! Che effetto ti fa sentire che il futuro toglierà posti di lavoro?

Sei fatalista? Preoccupato? Fiducioso verso il progresso o, semplicemente, non te ne preoccupi convinto che non sarà un tuo problema?

Remo Bodei, filosofo, professore di Filosofia presso la University of California, in una recente conferenza a cui ho avuto il piacere di partecipare, ripercorrendo il passato, ha disegnato con maggior chiarezza quello che sarà il nostro prossimo futuro.

Ripeschiamo i ricordi scolastici sulla rivoluzione industriale e partiamo da quelli per analizzare quanto fu epocale quel cambiamento.

L’avvento delle fabbriche, avvenuto grazie allo sviluppo tecnologico, ha portato nuovi modi di produrre reddito, generando profitti e benessere. Benessere economico e anche stravolgimenti sociali.  

Il sistema industriale per mantenersi produttivo e in utile aveva a sua volta bisogno di gente che spendesse e comprasse quelle merci che ora la fabbrica produceva in grande quantità.

Il primo supermercato risale al 1852, a Parigi nasce Au Bon Marchè (si chiama ancoraPrimo supermercato oggi così) e introduce il prezzo fisso: ciò che prima era contrattato nei mercati rionali diventa da allora una certezza, ancora oggi  apprezzata dal consumatore. Anche l’acquisto a rate, rende accessibili a tutti oggetti che erano per pochi, conformando così, almeno apparentemente, ceti sociali distanti. Zolà la chiama “la democratizzazione del lusso”.

Agli inizi del ‘900 nasce poi la vetrina, grazie all’invenzione dell’aria compressa che permette la produzione delle lastre di grandi dimensioni.  E gli oggetti del desiderio appaiono in bella mostra!

Nel 1935 viene inventato il carrello per la spesa e negli anni ’50, il lungimirante McNamara crea il Diners Club, sancendo così la nascita delle carte di credito.

Il processo nato con la rivoluzione industriale in meno di un secolo porta a quello che noi chiamiamo: CONSUMISMO. Desideri creati artificialmente dalla pubblicità tramutano beni e oggetti spesso non necessari, in bisogno. 

Questa l’evoluzione economica che ci ha portati fin qui.

E adesso?

Ora siamo alle porte di una nuova Era: quella della robotica.  Una rivoluzione che procede a velocità pazzesca e che sconvolgerà il mondo del lavoro, togliendolo a molti.

Più chiaro di così!  Si ma… come sarà gestibile tutto questo?

I governi dei paesi più influenti del pianeta si stanno interrogando su come sostenere questa prossima ondata di sotto-occupazione.

Oggi si parla di reddito universale di base: una quota di sussistenza da distribuire “a tutti” per garantire un livello sostenibile di vita. 

E a livello sociale?

Tu forse mi risponderai che senza lavoro e con un reddito accettabile starai benissimo. Nell’immediato forse sarebbe così; ma in una società che ha costituzionalizzato il lavoro come elemento di dignità dell’uomo, alla lunga qualche problema sorgerebbe.

Prova a immaginare: il tempo libero diventerebbe, a quel punto, tutto il tempo. Dalla gestione dell’intera giornata a quello dell’intera vita.

Il rischio sociale quindi è che, paradossalmente, pur avendo un reddito certo, si vada incontro al rimpianto per un tempo “occupato”, per un tempo lavorativo. 

la mia strada

Vale la pena riflettere su questi cambiamenti preparandoci.

Come?

Investendo sempre di più su noi stessi e in quelle conoscenze come la creatività, la cultura e le relazioni, che ci rendono poco sostituibili da un automa.

Perché le macchine possono rimpiazzare la ripetitività dell’uomo, ma certamente non la sua capacità di relazionarsi e di essere unico.

Non più legati a binari già tracciati possiamo diventare autori di noi stessi; per non subire il cambiamento, ma coglierlo invece come un’opportunità di crescita consapevole e, perché no, felice.

Giorgia Ferrari

(Qui il ricordo del mitico Fantozzi mi sorge spontaneo…)

https://www.youtube.com/watch?v=00lpucele8g

2 commenti

  1. giampaolo

    6 anni fa  

    e’ evidente che per molte persone occupare il tempo libero e’ un problema. Io credo che molta gente lavora 12 ore al giorno perche’ altrimenti non saprebbe che fare.
    al lavoro hanno dato troppa dignita’. a scuola come non esite educazione finanziaria, non insegnano neanche a gestire il tempo libero, entrambe le cose sono molto importanti. saluti


    • Giorgia Ferrari

      6 anni fa  

      Forse è arrivato il momento di occuparsi di entrambe le cose che tu dici: l’educazione finanziaria e una più gratificante gestione del tempo libero.
      Per certi versi vanno a braccetto, non credi?


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