Brexit e le conseguenze sui Brokers domiciliati in UK

Brexit conseguenzeIl negoziato sulla Brexit è nuovamente in stallo e sembra prospettarsi lo scenario di un’uscita della Gran Bretagna dall’Europa senza che sia stato trovato un accordo su alcune materie. Tra le varie conseguenze della Brexit e, del mancato accordo, c’è da fare qualche valutazione sulla gestione dei conti appoggiati ai Brokers domiciliati in UK.  

Luca Giusti, Trainer sulle Opzioni al corso di INTELLIGENZA FINANZIARIA e nei programmi avanzati contenuti nella Options Academy, ci aiuta a fare chiarezza.

Brexit conseguenze sugli account di Iteractive Brokers.

Nelle ultime settimane Interactive Brokers ha scritto ai propri clienti in Europa che per poter continuare ad offrire loro gli stessi servizi, avrebbero dovuto autorizzare uno spostamento del proprio conto da IB UK a IB Ireland o IB Luxemburg.

Richiesta ragionevole, vista la situazione, se non fosse che l’occhio è subito andato a quella parte della documentazione dove si precisa che la garanzia sui depositi scende dalle 85.000 sterline del sistema Inglese, ai 20.000 euro di quello Irlandese o del Lussemburgo (e ancora differenti sono le garanzie su IB LLC americana).

Questo sta creando un po’ di tensione fra i clienti di Interactive Brokers. 

NOTA BENE: 

Ognuno faccia tutti gli approfondimenti che ritiene necessari, si confronti con il proprio consulente legale e contatti il proprio Broker: noi non siamo il desk di nessun broker. Ogni opinione espressa in questo articolo si fonda sulle informazioni che ad oggi sono disponibili al pubblico, e non va intesa come invito a fare alcunché. Non ci assumiamo alcune responsabilità per le conseguenze delle decisioni che il lettore potrebbe prendere sulla base di queste informazioni e non intendiamo fornire in alcun modo consiglio o pareri a chiunque ci scriverà un’e-mail o ci contatterà personalmente (ogni messaggio di questo genere sarà ignorato).

Fatta questa premessa, proviamo a dirvi la nostra.

I conti dei clienti presso Interactive Brokers sono SEGREGATI: questo significa che la liquidità dei clienti è interamente separata da quella di IB e, in caso di fallimento della società, tale liquidità custodita nei conti segregati viene restituita ai clienti, anziché essere trattenuta sotto forma di attivi recuperabili dai creditori generali. 

Solo in caso di ammanco, è diritto dei clienti richiedere un risarcimento al Financial Services Compensation Scheme (“FSCS”) se in UK o all’omonima entità in Irlanda o Lussemburgo (nei limiti a cui facevo riferimento qui sopra).

Più precisamente, la liquidità è protetta mediante conti bancari separati custoditi per conto dei clienti.

Tali depositi sono distribuiti tra un gruppo di banche con rating Investment Grade per evitare una concentrazione del rischio presso una singola istituzione. (Leggi anche: Rating: le 4 cose che è meglio sapere.)

IB esegue una riconciliazione quotidiana dettagliata sia della liquidità dei propri clienti, detenuta nei conti correnti di liquidità, sia della propria passività nei loro confronti, al fine di assicurare che il denaro dei clienti sia adeguatamente segregato e sufficiente a soddisfare tutte le passività nel rispetto delle normative.

In una recente intervista, Maximilian Rimpfl di IB ha affermato che: “We are currently still insured with SIPC, which is a collective of brokers who invest in a security fund. Here the coverage is $ 500,000 with a cash limit of $ 250,000. However, values in futures and options cannot be insured, but stocks and bonds can. With the change to the EU brokers, however, this insurance falls to € 20,000, but this is not due to IB itself, but what the regulators make available to us. I can understand every customer for whom this security is not enough, but you also have to understand that this insurance only takes effect if IB goes bankrupt – and we are currently very far from that.”

Più nello specifico, cosa succede a un account dove un cliente ha depositato 100.000 euro in caso di fallimento di IB?

Maximilian Rimpfl conferma che: “The maximum coverage after the deposit protection would be € 20,000 here.” Secondo lo schema Irlandese parliamo del 90% delle perdite fino a un massimo di 20.000 euro per investitore. Se invece a fallire fosse una delle banche a cui si appoggia Interactive Brokers, i fondi depositati sono coperti dal Fondo Interbancario di tutela dei depositi fino a 100.000 euro del paese in cui è domiciliata questa banca.

Ma credo che sia il ragionamento finale di Maximilian Rimpfl su cui dovremmo soffermarci: “At 8.5 billion usd, our equity is above what the regulators are asking of us. There is not a cent of customer deposits in this equity and we keep our equity strictly separate from our own money. In addition, we always have high margin requirements for individual products and thus protect customers in advance.”

Interactive Brokers Group e le società ad esso collegate, esiste da 42 anni e ha un capitale proprio pari a oltre 8.5 miliardi di dollari (come termine di paragone, la più grande banca italiana, Intesa San Paolo, ha un capitale proprio di 10 miliardi di euro, mentre un broker come De Giro, appena 400 milioni di capitale), è quotato in borsa, ha un rating BBB+ e l’eventualità di un fallimento appare piuttosto remota.

Quindi prima dovrebbe fallire Interactive Brokers, poi qualcuno dovrebbe accorgersi che la segregazione in realtà non c’era e che IB aveva ingannato tutti, poi per l’ammanco, interviene il fondo di garanzia fino a 20.000 euro per cliente: ognuno si interroghi sulle probabilità che possa accadere (specie dopo avere sperimentato il “rigore” e l’attenzione con cui IB gestisce il rischio dei conti della propria clientela).

La ragione che potrebbe spingerci a spostarci da Interactive Brokers verso un altro broker più piccolo, magari potrebbe essere una più elevata garanzia offerta dal fondo interbancario di tutela dei depositi (o l’omologo compensation scheme offerto da ciascun paese): ma vi siete mai interrogati sulla reale solvibilità di queste entità di diritto privato, che hanno in cassa pochi spiccioli, e che si reggono solo sulla promessa delle banche aderenti a capitalizzarlo adeguatamente in caso si renda necessaria la sua attivazione?

In caso di insolvenza di una piccola banca, probabilmente non ci sarebbero problemi, ma vi siete mai chiesti da dove sia uscito il detto “too big to fail?”.

Nessuno potrà mai darvi garanzie al 100%, e la miglior forma di protezione credo che resti quella di suddividere i propri investimenti presso diversi broker domiciliati in diversi paesi.

Spero che queste considerazioni siano servite a chiarire qualche perplessità che sta serpeggiando a causa dei comunicati di IB da cui sembrava che neppure loro avessero ancora le idee chiare sul da farsi, ma fate attenzione a farvi ammaliare dalla pubblicità di un qualche broker che ha la capitalizzazione di un negozio di frutta e verdura, e che vi racconta che i vostri risparmi sono garantiti dallo stato, perché non è proprio così!

Luca Giusti

Luca Giusti è Trainer sulle Opzioni al corso di INTELLIGENZA FINANZIARIA e nei programmi avanzati della Options Academy. Dal 2002 è Trader Sistematico su Opzioni e Futures, ha fondato QTLab (Quantitative Trading LAB) dove sviluppa metodologie di Trading Quantitativo ed è autore del libro “Trading Meccanico”, edito da HOEPLI.

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