Terre rare investire nelle materie prime del futuro

Quando pensiamo a Terre rare investirequalcosa di raro e prezioso immaginiamo dobloni d’oro o scintillanti diamanti, ma nel mondo hight tech e dell’elettronica esistono materie prime così essenziali da essere definite Terre Rare.

Queste risorse così pregiate quanto al momento insostituibili fanno parte della famiglia dei metalli. Vengono indicate con l’acronimo REE ovvero Rare Earth Metals.

Si tratta di 15 lantanoidi ovvero, nell’ordine della tavola periodica, Lantanio, Cerio, Praseodimio, Neodimio, Promezio, Samario, Europio, Gadolinio, Terbio, Disprosio, Olmio, Erbio, Tulio, Itterbio e Lutezio, più Scandio e Ittrio. 

Oltre ai 17 elementi indicati sono considerati rari o metalli strategici anche: antimonio, bismuto, cromo, cobalto, gallio, germanio, indio, molibdeno, niobio, palladio, platino, rodio, selenio, tantalio, tellurio, stagno, titanio, tungsteno, vanadio e zirconio.

Elementi chimici per i quali si stanno combattendo guerre economiche e no per accaparrarsi i giacimenti, perché impiegati in innumerevoli campi, spesso per ottimizzare, rendere più efficienti, altri materiali meno nobili. Ad esempio, per i tubi dei gasdotti si usa una lega di acciaio e molibdeno (terra rara), in una quantità minima ma strategica visto che rafforza l’acciaio e ne evita la corrosione.

Apple per realizzare ogni singolo iPhone utilizza 8 terre rare. Anche in questo caso la quantità di materiale per ogni singolo apparecchio è minima, ma se pensiamo che solo negli ultimi tredici anni sono stati venduti circa due miliardi di iPhone, cui si devono sommare tutte le altre marche di smartphone, ci rendiamo presto conto di quanto sia enorme la domanda.

Le Terre Rare sono utilizzate in molteplici settori: per i circuiti elettrici ed elettronici, nei magneti come quelli delle risonanze, per realizzare leghe (come quella dell’acciaio) e nelle componenti meccaniche. Tutta l’industria green utilizza metalli strategici che consentono di massimizzare efficienza: il fotovoltaico, le pale eoliche, le batterie, le auto elettriche e l’illuminazione a led.

La loro preziosità non sta tanto nella scarsità, – non sono così rari come vengono definiti -, ma nell’elevatissimo costo di estrazione a fronte di una domanda che cresce in maniera esponenziale.

L’ostacolo maggiore in fase di estrazione è dato dalla difficoltà di separarli dalla roccia. Sono elementi chimici che tendono a “legarsi” con altri componenti e per poterli separare occorrono lunghi e pericolosi processi di trattamento. Servono diverse immersioni in acidi altamente inquinanti che emanano vapori malsani per l’uomo e inevitabilmente inquinano i terreni circostanti rendendoli tossici.

Il maggior estrattore al mondo di Terre Rare è la Cina sia per il basso costo della manodopera che per leggi ambientali meno stringenti, ma esistono giacimenti in India, Brasile, Canada, Australia e Stati Uniti che stanno investendo ingenti capitali per rendersi più indipendenti.

Le Terre Rare sono perciò un asset strategico per il futuro e in vista della transizione energetica, e possono essere un investimento interessante anche per un privato che vuole diversificare il proprio portafoglio.

 

Terre Rare investire con un ETF.

Per investire in Terre Rare puoi acquistare i titoli delle aziende del settore quindi cercarle, guardarne i dati facendo una buona analisi dei fondamentali e decidere se diventarne azionista, oppure affidarti a un ETF di recente emissione.

Come sappiamo gli ETF sono panieri di titoli che replicano un indice di un determinato settore/mercato. Sono cioè fondi comuni non gestiti e quindi gravati da commissioni nettamente inferiori a quelle che pagheresti alla Banca. 

Leggi anche:Investire in ETF: 10 consigli per trovare quello giusto

Al momento l’unico ETF sulle Terre Rare è il VanEck Vectors Rare Earth and Strategic Metals (REMX).

 

VanEck Vectors Rare Earth and Strategic Metals – ISIN IE0002PG6CA6

Il VanEck Vectors Rare Earth and Strategic Metals replica l’indice MVIS Global Rare Earth/Strategic Metals delle più grandi e liquide aziende globali nell’industria delle terre rare e dei metalli strategici.

  • Si tratta di un ETF a replica fisicaquotato in USD senza copertura in Euro.
  • Ad accumulo.
  • È un ETF recentissimo: è nato il 24 settembre 2021.
  • Patrimonio: 65 milioni di Euro.
  • Costi di gestione: 0,59%

Le prime 10 aziende presenti nell’ETF sono:

  • Zhejiang Huayou Cobalt Co Ltd
  • China Northern Rare Earth Group High-Te
  • Ganfeng Lithium Co Ltd
  • Liontown Resources Ltd
  • Shenghe Resources Holding Co Ltd
  • Tronox Holdings Plc
  • Standard Lithium Ltd
  • Orocobre Ltd
  • Lynas Rare Earths Ltd
  • Lithium Americas Corp

Come prevedibile si tratta di un’esposizione importante su aziende cinesi quindi geograficamente è così suddiviso:

  • 34,84% su Cina
  • 29,29% su Australia
  • 14,94% su Stati Uniti
  • 10,91% su Canada
  • Il restante tra Paesi Bassi, Francia e Giappone

Vista la giovane età del fondo (appena 3 mesi) non ha senso ora parlare di rendimenti.

In estrema sintesi è un fondo che prevede un’alta predisposizione al rischio: per paese, mercato e cambio.

Ancora una volta e come sempre, valuta attentamente e in totale autonomia considerando le tue competenze, disponibilità e prospettive. In nessun caso le informazioni presentate si devono intendere come consigli per gli acquisti.

Giorgia Ferrari

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4 commenti

  1. Emanuele Ferrara

    1 anno fa  

    Articolo molto interessante. Grazie Giorgia.


    • Giorgia Ferrari

      1 anno fa  

      Grazie a te Emanuele.


  2. Roberto Pesce

    1 anno fa  

    Ottimo articolo su asset emergenti, brava Giò!


    • Giorgia Ferrari

      1 anno fa  

      Thanks! 🙂


Commento

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